LO SGUARDO LUNGO

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lunedì 8 giugno 2009

ISRAELE E OBAMA : UN'OPINIONE LIVORNESE DA ISRAELE

*Israele e Obama.*

Generalmente quando avviene in un paese uno scambio di governo, si
assiste anche a una svolta nella sua politica interna e internazionale,
ma nel caso della situazione mediorientale ci sono stati ultimamente due
cambi di governo, in Israele e negli USA, per cui lo scossone e' ancora
piu' forte, al punto che sarebbe piu' adeguato parlare di terremoto. E
in questo caso la cosa e' ancora piu' complicata dal momento che i due
cambi di rotta sono di segno opposto: negli Stati Uniti ha preso le
redini un presidente deciso a intraprendere una politica di
pacificazione generale, rivolta anche alla frangia intransigente e
teocratica del mondo islamico costituita dall'Iran, mentre in Israele si
e' formato un governo di destra con al centro il Likud di Netaniahu, una
frangia forte e intransigente costituita dai partiti religiosi e dal
"falco" Lieberman e una frangia socialdemocratica debole, il partito
laburista, un "barone dimezzato", che sta passando una grave crisi di
quantita' e soprattutto di qualita'.

Molti in Israele sono preoccupati perche Obama sta mettendo Netaniahu
con le spalle al muro e vedono in questo un inizio di abbandono
dell'appoggio incondizionato a Israele, altri sono ottimisti, perche'
vedono nel suo atteggiamento una possibilita' di pacificazione generale
nella zona, se il mondo arabo accettera' alla fine l'idea dell'esistenza
di Israele.

Netaniahu ha finora tenuto duro sui suoi due NO: alla costituzione di
uno stato palestinese e al processo Annapolis/RoadMap, ma probabilmente
dovra' retrocedere su qualche punto, se non altro sullo smantellamento
degli insediamenti illegali nei territori occupati della Cisgiordania.

Le elezioni in Libano, vinte dal partito antisiriano, sono un fatto
positivo, anche se il Hisballah sembra in crescita. Con questa vittoria
la stessa democrazia libanese si e' salvata per un pelo, immaginiamo
come potrebbe il Libano restare democratico se avesse preso il potere un
partito islamico di obbedienza siriano iraniano. Ma il presidente
Hariri, di fronte alle pressioni siriani e sciite, dovra' sicuramente
scendere a compromessi se vorra' mantenere il potere, e Israele dovra'
continuare a stare con gli occhi bene aperti anche in direzione Nord.
Speriamo bene.

Daniel Haviv (Cabib)