LO SGUARDO LUNGO

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venerdì 19 agosto 2011

Il 21 agosto il primo anniversario della scomparsa di un sincero amico,il Vescovo Alberto Ablondi

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)


שלום אלברטו - Shalom Alberto

Con questo ultimo saluto,il 23 agosto 2010 data dei funerali,ci congedammo da un amico che in ogni occasione, lieta o meno che fosse,è stato vicino al mondo ebraico ed alla Comunità livornese in particolare : pochi giorni dopo, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica che vedeva Livorno capofila per l'Italia, lo ricordammo in quel Tempio nel quale,come altre volte,non sarebbe certamente mancato se la malattia non avesse posto termine ai suoi giorni terreni.

Nel'approssimarsi dello Shabbath, il Sabato ebraico,che avrà termine a ridosso del primo anniversario della sua scomparsa, è nuovamente con le parole del Rabbino Prof. Giuseppe Laras, Presidente Emerito dell'Assemblea Rabbinica Italiana e che intensi rapporti ebbe con lui, che ricordiamo il Vescovo Alberto Ablondi:

"Ho conosciuto, quando ero il Rabbino della Comunità di Livorno, il carissimo Vescovo Alberto Ablondi, con il quale ho intrattenuto per anni rapporti di stima, amicizia e collaborazione nell'ambito del Dialogo ebraico-cristiano, di cui lui è stato un fervente, convinto e coraggioso esponente.
Si tratta di una perdita grave, anche e soprattutto per gli ambienti del Dialogo.
Monsignor Ablondi era difatti un uomo che sapeva trasmettere forte entusiasmo, simpatia e grande fiducia.
Desidero, in quest'ora di tristezza, far sentire al Vescovo e alla Comunità Cristiana livornese tutta, i miei più vivi sentimenti di partecipazione, cordoglio e vicinanza, elevando a Dio una preghiera fervida affinchè il ricordo e l'opera di questo grande pastore contribuiscano sempre più a seminare e a diffondere sentimenti di fraternità, di amicizia e di pace tra le persone.
Possa essere il suo ricordo di benedizione".

Sentimenti e pensieri sempre validi anche a distanza di un anno.

Gadi Polacco



venerdì 12 agosto 2011

Il Mosè versione Bin Laden...

Non ho visto il contestato "Mosè" rossiniano,andato in scena a Pesaro,nel quale pare che gli ebrei vengano accostati a terroristi islamici e si faccia ampio (ab)uso di maschere antigas, cosiddetti "kamikaze",ecc.
Bastano però le cronache ed anche le non certo accomodanti dichiarazioni lette nei media ed attribuite al regista Graham Vick per inquadrare quanto squallida sia stata la messa in scena che ha stravolto il "Mosè in Egitto" e che mi irrita doppiamente.
Siamo infatti  ben lontani dallo spirito, rappresentato dalla famosa "Preghiera " ("Al tuo stellato soglio...") che faceva scrivere al musicologo  Roncaglia che
"
Essa rientra nel numero dei canti che, con le famose preghiere verdiane, risvegliarono la coscienza nazionale, «rialzando le teste curvate», e dei quali il Giusti diceva che parevano "come di voce che si raccomanda, d'una gente che gema in duri stenti e de' perduti beni si rammenti"
, concetti che attengono alla libertà e che certo non si sposano con la pratica del terrorismo e del vile attentato ai civili inermi tipico di questa aberrante  pratica..
Significativamente Toscanini volle che questa splendida pagina musicale entrasse a far parte del programma con il quale inaugurò nuovamente il Teatro alla Scala nel 1946,dopo i danneggiamenti patiti durante la guerra.

Ma la cosa mi irrita anche quale appassionato d'opera che non sopporta le incursioni che registi,scenografi ma talvolta  anche certi direttori e cantanti compiono su capolavori che,in quanto tali, non hanno bisogno di "riletture" presuntuose e ancor di meno di "rivisitazioni".
Vuole un adagio popolare che a fare i critici siano in genere cantanti falliti ma,evidentemente,la frustrazione colpisce anche altre categorie del bel canto che altro non avrebbero da fare che cercare di eseguire al meglio quanto altri,evidentemente assai più dotati, ci hanno fortunatamente lasciato
.
Gadi Polacco





giovedì 11 agosto 2011

AUGURI A DOCTOR KEBAB CHE SI SPOSA IN ISRAELE: NUMEROSA LA PRESENZA LIVORNESE PREVISTA AL MATRIMONIO.

Comunitando
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

AUGURI A DOCTOR KEBAB  CHE SI SPOSA IN ISRAELE: NUMEROSA LA PRESENZA LIVORNESE PREVISTA AL MATRIMONIO.

Tra i pionieri del kebab a Livorno, in versione kasher (secondo le norme alimentari ebraiche), Doctor Kebab al secolo Gabriele Maisto convola a nozze domenica,in Israele, con Sharon De Jong.
Classe 1981, Gabriele per anni ha arricchito con le sue originali e gustose proposte enogastronomiche ebraiche e mediorientali tante manifestazioni livornesi,"sconfinando" spesso,impareggiabilmente coadiuvato da mamma Fernanda e dai collaboratori che,dal locale di Corso Amedeo,hanno contribuito a questa innovativa ed importante esperienza.
Intrapreso un nuovo percorso di vita ecco ora una tappa fondamentale per questo livornese doc dalla mentalità aperta al mondo.
Il conto alla rovescia è già iniziato con la cerimonia della "henna" ,in versione yemenita in ossequio alle origini familiari,da parte di madre,della sposa: la "henna" è un antico rituale,fatto risalire all'età del bronzo,che precede di qualche giorno il matrimonio ed è tradizione diffusa,a seconda delle provenienze geografiche,nel mondo ebraico.
Numerosa la delegazione livornese che parteciperà fisicamente alla cerimonia nuziale ,ma assai più ampio è il numero di quanti parteciperanno con il pensiero,nell'attesa di poter salutare gli sposi in una prossima occasione livornese.
Da "Comunitando" un grande augurio di "mazal tov" , buona fortuna, e complimenti agli sposi e famiglie,con un particolare pensiero per mamma Fernanda ed un ricordo per babbo Aldo che sarà anche presente nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato.

(Nella foto : gli sposi con abiti che richiamano alla tradizione ebraica yemenita ed un altro livornese doc, Simone Cabib,che ha poi postato l'immagine su Facebook)

giovedì 4 agosto 2011

IL RABBINO DI SEGNI RITICO CIRCA IL PARAGONE TRA CROCE CRISTIANA E YOM KIPPUR ( GIORNO DEL DIGIUNO DEL KIPPU)

Dal sito della Comunità Ebraica di Roma

Il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha rilasciato un’intervista all’Osservatore Romano, in cui ha spiegato di non essere d’accordo con il paragone fatto dal cardinale Kurt Koch fra la croce cristiana e lo Yom Kippur.

Dall’Ansa:

L’accostamento fatto dal cardinale Kurt Koch, capo dicastero vaticano per il dialogo ecumenico, tra la croce cristiana e la festività ebraica dell’espiazione, lo Yom Kippur, non è andato giù al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che sull’Osservatore Romano di domani avverte che chi sostiene il dialogo tra cattolici ed ebrei deve evitare il ricorso a simboli non condivisi. All’origine della querelle c’è l’articolo del card. Koch sull’Osservatore del 7 luglio scorso sui significati della Giornata interreligiosa di preghiera per la Pace di Assisi del prossimo 27 ottobre, in cui il porporato svizzero scriveva che la croce di Gesù ”si erge sopra di noi come il permanente e universale Yom Kippur”, e ”pertanto la croce di Gesù non e’ di ostacolo al dialogo interreligioso; piuttosto, essa indica il cammino decisivo che soprattutto ebrei e cristiani (…) dovrebbero accogliere in una profonda riconciliazione interiore diventando così fermento di pace e di giustizia nel mondo”. Secondo Di Segni, però, ”ferma restando la condivisione degli obiettivi di pace e giustizia”, queste parole, ”benché ispirate da fraternità e da buona volontà, se non vengono spiegate meglio, possono denunciare i limiti di un certo modo di fare dialogo da parte cristiana”. Di Segni contesta in particolare la proposta di Koch ”all’interlocutore ebreo di farsi indicare ‘il cammino decisivo’ da simboli che non condivide. Tanto piu’ quando questi simboli vengono presentati come sostituzioni, con valore aggiunto, dei riti e dei simboli in cui crede l’interlocutore”. ”Il credente cristiano – spiega il Rabbino Capo di Roma – può certamente pensare che la Croce rimpiazzi in modo permanente e universale il giorno del Kippur, ma se desidera dialogare sinceramente e rispettosamente con l’ebreo, per il quale il Kippur rimane parimenti nella sua valenza permanente e universale, non deve proporre all’ebreo le sue credenze e interpretazioni cristiane come indici del ‘cammino decisivo”. ”Perché allora veramente – prosegue – si rischia di rientrare nella teologia della sostituzione e la Croce diventa ostacolo. Il dialogo ebraico-cristiano soffre inevitabilmente di questo rischio, perché l’idea della realizzazione delle promesse ebraiche e’ base della fede cristiana; quindi l’affermazione di questa fede contiene sempre un’implicita idea di integrazione, se non di superamento della fede ebraica”. Secondo Di Segni, ”la lingua del dialogo deve essere comune e il progetto deve essere condiviso. Se i termini del discorso sono quelli di indicare agli ebrei il cammino della Croce, non si capisce il perché di un dialogo e il perché di Assisi”. Sull’Osservatore di domani compare anche la replica di Koch, secondo cui ”non si intende sostituire lo Yom Kippur ebraico con la croce di Cristo, anche se i cristiani vedono nella croce ‘il permanente e universale Yom Kippur”’. La questione, comunque, ”non e’ sicuramente un ostacolo al fatto che cristiani ed ebrei, nel reciproco rispetto davanti alle rispettive convinzioni religiose, s’impegnino a promuovere la pace e la riconciliazione e s’incamminino insieme, così, verso Assisi”.