LO SGUARDO LUNGO

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martedì 18 ottobre 2011

Celebrata anche a Livorno la liberazione di Gilad Shalit

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)


CELEBRATA ANCHE A LIVORNO LA LIBERAZIONE DI GILAD SHALIT
Cerimonia al Tempio e poi festa nella Succà, la capanna adibita per la festività di Succot

A rendere evidente la solennità dell'avvenimento,seppur vissuto informalmente come una festa, le bandiere d'Italia e d'Israele che sventolavano dai pennoni della Comunità Ebraica,a significare la gioia per la liberazione di Gilad Shalit ricordando la grande solidarietà, politicamente trasversale,che la sua causa ha ricevuto in Italia.

Iscritti ed altri amici d'Israele si sono ritrovati dapprima nel Tempio, per una breve cerimonia e per la preghiera serale di Arvit, per poi trasferirsi nella Succà, la capanna che ogni anno viene eretta nel periodo della festa di Succot (in corso in questi giorni) per ricordare appunto il permanere del popolo ebraico nelle capanne,prima di essere condotto nella terra d'Israele a seguito della liberazione dalla schiavitù d'Egitto.

Un corale brindisi ha dato inizio alla fase conviviale della serata, proseguita poi con musica e balli folcloristici.

La gioia per questa giornata indimenticabile non ha certamente fatto dimenticare quanto drammatica e coraggiosa sia stata la decisione dello Stato d'Israele, nel rilasciare oltre mille detenuti per reati terroristici in cambio di Shalit,ed il dolore impossibile da lenire dei parenti e degli amici delle vittime di quei terroristi.

La scelta israeliana,nella riaffermazione di un concetto di alta civiltà quale quello della difesa ad oltranza anche di una "sola" vita, conforta in simili frangenti e pone drammaticamente in evidenza,per contrasto, l'uso cinico del terrorismo che viene praticato da chi, intriso di fanatismo religioso ed odio, non si perita di mandare a morire premeditatamente i propri figli pur di far strage di inermi civili.

Ringrazio quanti hanno aderito,cosa della quale non dubitavo certamente, all'iniziativa proposta ed hanno partecipato e collaborato all'organizzazione della stessa.

Gadi Polacco




ANCHE A LIVORNO SI FESTEGGIA IL RITORNO ALLA VITA DI SHALIT, SENZA DIMENTICARE LE VITTIME DI QUEI TERRORISTI CHE,IN NOME DEL PREMINENTE VALORE DELLA VITA,ISRAELE HA RILASCIATO

Nessuno potrà restituire a Gilad Shalit i 1941 giorni di prigionia crudele ai quali è stato sottoposto,dopo il suo rapimento in territorio israeliano, dai terroristi di Hamas : le prime notizie che riferiscono di un ragazzo in buona forma,anche psicologica e sempre nella relatività del suo stato,non possono certo cancellare l'ignobile trattamento che lo ha visto,per tutti questi anni, tagliato fuori totalmente dal mondo e dai propri affetti.

Oggi è finalmente il momento di festeggiare il ritorno alla vita di Gilad per il quale,in nome del preminente valore della vita (quello disconosciuto dai terroristi che  uccidono premeditatamente civili e caricano di fanatismo dei deboli affinchè si immolino da "martiri" pur di ammazzare innocenti ), Israele ha acconsentito al rilascio di oltre mille terroristi.

Drammatica decisione,quella dello scambio,sulla quale ha pesato e peserà il ricordo delle vittime di quei terroristi e la consapevolezza del persistente dolore di famigliari ed amici.

La grande lezione che proviene in queste ore da Israele , nonostante il terrorismo,i pericoli sempre persistenti, le minacce continue,i razzi che quotidianamente riceve, è significativamente quella dell'importanza preminente della vita, per la salvaguardia della quale si possono pagare anche costi che possono apparire quantitativamente sproporzionati.

Questo si festeggia in tante parti del mondo ,anche a Livorno,in queste ore.

La causa di Gilad Shalit, anche in Italia ed indipendentemente dalle idee circa la problematica dell'area,è stata sposata trasversalmente da molti : da amici d'Israele non si può che ringraziarli nuovamente per questa scelta non di parte,ma di civiltà.

Per questo possiamo festeggiare, ricordando nel contempo le tante vittime mietute dai terroristi,senza preoccuparci dell'effimera esultanza che,in queste ore,si ostenta tra le fila dei terroristi di Hamas e complici vari.


Gadi Polacco
www.livornoebraica.org


Foto : il saluto a Gilad Shalit del "Jerusalem Post"

mercoledì 12 ottobre 2011

Cambio al vertice dell'Accademia Navale e mondo ebraico livornese

Nel dare il benvenuto,augurandogli buon lavoro nel prestigioso incarico al quale è stato chiamato,,al nuovo Comandante dell'Accademia Navale ,Ammiraglio di divisione Giuseppe Cavo Dragone, un particolare saluto e ringraziamento deve essere rivolto al Comandante uscente, Ammiraglio di divisione Pierluigi Rosati, chiamato ad altro elevato incarico nazionale a Roma.
Con lui, infatti, si sono ulteriormente rafforzati i rapporti con la città, della quale l'Accademia è un fiore all'occhiello, ed all'interno di essa anche con il mondo ebraico.
Il comandante Rosati non ha mai mancato,quando ha potuto stanti i numerosi impegni,di seguire le iniziative della locale Comunità ed anche di associazioni ebraiche attive in città ed ove è stato possibile ha anche fornito preziosa collaborazione (ricordo la presenza della Fanfara dell'Accademia alle manifestazioni della Giornata della Cultura Ebraica 2010  edil Premio letterario dell'Associazione Donne Ebree Italiane che,a novembre,verrà ospitato in Accademiatanto per citare alcuni esempi), lasciando quindi aperta una via che rafforza la visione dell'Accademia quale parte integrante del tessuto cittadino.
Ad entrambi gli Ammiragli,da questo modesto blog ebraico livornese,auguri sinceri di buon lavoro

Gadi Polacco

"Comunitando"
www.livornoebraica.org

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martedì 11 ottobre 2011

L'attesa per la liberazione di Shalit,il lieto fine della vicenda della "Montecristo" ed un'occasione mancata per Livorno

Mentre ci raggiunge l'ottima notizia della liberazione,con arresto dei
pirati che si spera suoni di lezione a simili elementi,della nave
"Montecristo" giunge anche un'altra notizia,da tanti nel mondo attesa da
anni e che speriamo,mi si passi il gioco di parole,non venga nuovamente
disattesa : l'imminente ritorno a casa del soldato israeliano Shalit.
Nato nel 1986 Gilad, questo è il nome del soldato,dal 2006 è ostaggio
dei terroristi palestinesi di Hamas dopo essere stato rapito,peraltro in
territorio israeliano, e poi sottoposto ad un trattamento contrario ad
ogni più elementare concetto di diritto umano.
Isolato dal mondo lui, isolata da lui la famiglia e quanti lo
sostengono, senza alcun rispetto ed anzi con episodi di crudele dileggio
(falsi filmati,annunci inventati e così via).
E' difficile per chi non conosca la realtà israeliana anche avvicinarsi
a quello che è lo stato d'animo attuale di quel piccolo paese nel
quale,per esigenze di difesa ininterrotte dalla sua
fondazione,praticamente non vi è famiglia che non abbia parenti ed amici
nelle forze armate: vi è grande attesa anche fra quanti,ed è
comprensibile,masticano amaro all'idea che centinaia e centinaia di
terroristi ,quindi assassini,vengano liberati in cambio del ritorno a
casa di Gilad.
Ma il valore della vita,anche di una "sola" vita , è talmente importante
in Israele da far digerire anche questo amaro calice : è già
accaduto,anche per riavere dei cadaveri perchè il rispetto per la
persona continua anche dopo la sua dipartita dal mondo terreno.
Nel tempo il sostegno a Gilad è cresciuto,a dispetto dei pacifinti che
guardano solo verso una direzione,e si è propagato nel mondo ed anche in
Italia (ad esempio è cittadino onorario di Roma e tanti altri sono gli
attestati di soladarietà espressi da amministrazioni,comitati e
cittadini) : dal 2008 ho proposto pubblicamente e varie volte che anche
Livorno,la città che si bea sempre delle proprie radici di libertà e
"tolleranza" e che pur stipulò,nel lontano 1962,il primo gemellaggio con
una città israeliana (Bat Yam), desse un segnale di umana solidarietà
nominando anch'essa Gilad proprio cittadino onorario, giusto per
aggiungersi a quel coro internazionale che non ha avuto
paura,indipendentemente dalle idee circa il conflitto in atto nella
regione, di dimostrare che il rispetto per la persona umana oltrepassa
le posizioni di partito o gli ordini di scuderia.
Il silenzio è stato invece totale e certamente,dinanzi all'auspicata
liberazione di questo ragazzo al quale sono stati rubati preziosi anni
di vita, non si potrà che dire "chi se ne frega" se Livorno non ha
trovato il coraggio per fare quanto sarebbe stato coerente con la
propria storia,ma l'occasione è stata decisamente mancata e,a questo
punto, speriamo proprio che Livorno non abbia il tempo per poter
eventualmente rimediare.
Il tempo cìè,invece,per riporre nel'armadio certi slogan che non
corrispondono,evidentemente,alla realtà.
Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

giovedì 6 ottobre 2011

CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DEL FRATELLO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA GIORGIO KUTUFA'

COMUNITANDO
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Si apprende che è mancato stamani Andrea Kutufà, fratello del Presidente della Provincia .
A Giorgio Kutufà ed a tutti i parenti ed amici dello scomparso vanno le più sincere condoglianze unitamente all'auspicio, secondo l'uso ebraico,che "dal Cielo vi giunga conforto".

Gadi Polacco
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Il mondo ebraico si appresta a celebrare lo Yom Kippur

COMUNITANDO
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(a cura di Gadi Polacco)


Il mondo ebraico si appresta a celebrare il solenne Giorno dello Yom Kippur, detto anche Digiuno d'Espiazione, che avrà inizio nel tardo pomeriggio di venerdi 7 ottobre 2011 per terminare dopo il tramonto del giorno successivo.

"Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore", spiega il sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, "è' il giorno in cui secondo la tradizione il Signore  suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: al Signore per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato (comer accade in questo anno ebraico 5772 nda)
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.

Midrash (racconto-parabola)

Ogni anno nei giorni del Capodanno e del Perdono nella sinagoga del Baalshem, pregava un paesano che aveva un figlio tardo di mente, che non poteva nemmeno ricordare la forma delle lettere, e tanto meno comprendere il senso delle parole delle preghiere. Quando non aveva ancora raggiunto la maggiore età, nei giorni del Capodanno e del Perdono il padre non lo conduceva con sé in città, perché non sapeva nulla. Ma quando ebbe tredici anni e, secondo le leggi del Signore, aveva raggiunto la maggiore età, il padre lo prese con sé nel giorno del Perdono, perché per ignoranza non mangiasse nel giorno del digiuno.
Il ragazzo possedeva uno zufolo nel quale fischiava sempre quando scendeva nei campi a pascolare le pecore e i vitelli. Se l'era portato con sé senza che il padre se ne accorgesse.
Il ragazzo passò ore e ore nella sinagoga senza sapere che dire. Ma quando, verso mezzogiorno, si cominciò a recitare la preghiera di
Mussaf, disse: "Padre, ho con me il mio zufolo e vorrei suonarlo". Il padre sgomento lo rimproverò e il ragazzo si trattenne. Ma quando, al pomeriggio, iniziò la preghiera di Minhà, egli ripeté: "Padre, permettimi di prendere il mio zufolo". Il padre si adirò e chiese: "Dove l'hai?" e mise subito la mano sulla tasca e ve la tenne. Ma ora risuonava la preghiera finale. Il ragazzo strappò la tasca di mano al padre, tirò fuori lo zufolo e mandò un potentissimo fischio. Tutti ne furono spaventati e confusi. Ma il Baalshem continuò a recitare la preghiera, ancora più rapidamente e agevolmente del solito. Alla fine della giornata disse " E' stato il giovane pastore, con il grido spontaneo del suo cuore, ad aprire le porte del cielo e a permettere che tutte le preghiere dei presenti vi entrassero, infatti le sue ragioni erano le più pure: voleva chiedere perdono al Signore personalmente".