LO SGUARDO LUNGO

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martedì 24 dicembre 2013

Gli auguri per le festività natalizie e per il 2014 di Comunitando-www.livornoebraica.org

Anche questo dicembre, con all'inizio la festa ebraica di Hanucchà e l '
8 dicembre, è denso di appuntamenti per i credenti.
Alle soglie delle festività natalizie,
COMUNITANDO-www.livornoebraica.org invia quindi i migliori auguri a
tutti i fedeli cristiani che ,con diverse ma ravvicinate date, si
apprestano a festeggiare queste importanti ricorrenze.
A tutti gli altri, credenti in diverse fedi o non credenti, vada
comunque l'augurio di ottime cose.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

Nella foto, soldati israeliani di fede cristiana festeggiano il Natale

domenica 22 dicembre 2013

Presentato a Livorno il Calendario Interreligioso 2014














Il Teatro del Centro Culturale della Diocesi di Livorno ha ospitato , nella serata di sabato 21 dicembre 2013, la presentazione del Calendario Interreligioso 2014, organizzata dall'attiva Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno sotto il titolo :
"IL CALENDARIO INTERRELIGIOSO: UN’OCCASIONE PER IL DIALOGO”

Dopo i saluti di Caterina Meucci per l'AEC labronica, di
Don Piotr Kownacki (Direttore del Ce.Do.Mei. e delll’Ufficio Diocesano per
l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e del Rabbino Didi, l'opera editoriale è stata presentata e commentata nel corso di un dialogo, condotto da Riccardo Voliani, tra  Don Antonio Tarzia, Direttore della Rivista Jesus (Edizioni San Paolo) e il Prof. Maurizio Vernassa, Professore Associato di Storia e Istituzioni dell’Africa presso l’Università di Pisa.

A chiusura della serata l'esibizione del Coro  ebraico labronico "Ernesto Ventura", diretto dal Maestro Paolo Filidei , che ha proposto brani della tradizione ebraica livornese ,e del soprano 
Rosalia Gallardo Gonzales che ha cantato  "Addio del passato", da "Traviata" (brano che diversi studiosi vedono collegato alla melodia sefardita "Adyo Kerida") e "Yerushalaim shel zahav".

Prossimo appuntamento per l'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno , domenica 12 gennaio 2014.

Foto : Il Coro e il pubblico (foto di Massimo Cardilli)
            Altre immagini ( foto di Monica Cuzzocrea)
           








giovedì 5 dicembre 2013

lunedì 2 dicembre 2013

Grande partecipazione al'incontro sulla "medicina rigenerativa" nel ricordo di Piero Shemuel Cassuto (z.l.) a un anno dalla scomparsa

Grande e attenta la partecipazione , nella splendida Sala degli Specchi del Museo Fattori di Livorno (g.c.), per l'incontro organizzato dal Benè Berith "Isidoro Kahn", con la collaborazione del Comune di Livorno, dal titolo "Medicina rigenerativa : traguardi e implicazioni etiche".

L'iniziativa è stata organizzata, come ha spiegato in apertura Gadi Polacco, in occasione dell'anno (appena trascorso) dalla scomparsa di Piero Shemuel Cassuto (z.l.), Presidente del Benè Berith livornese ricostituitosi nel 2009 per opera sua e di altri fondatori.

Nell'introduzione di Gadi Polacco è stato spiegato il profondo legame che intercorre nell'ebraismo tra spiritualità e pratica medica, con la figura del medico che agisce quale "incaricato divino alla cura del malato" in un contesto che individua quale primario obbiettivo la salvaguardia della vita propria e altrui.

Proprio in virtù di questi concetti si è pensato di dedicare alla memoria dello scomparso un incontro a tre voci che all'apparenza, leggendo velocemnete iltitolo, sarebbe potuto apparire basato su questioni strettamente mediche.

Così non è stato perchè i tre luminari della medicina nel dibattito coordinato da Ariela Cassuto, ovvero i Professori Daniel Cassuto ( chirurgo estetico), Andrea R. Genazzani (medico ginecologo) e Mario Spinelli ( medico ortopedico), hanno saputo ben centrare l'argomento proponendo anche, unitamente ai nuovi traguardi in vista della medicina rigenerativa ( il processo di sostituzione e rigenerazione delle cellule, dei tessuti e degli organi umani per ripristinarne le normali funzioni) , l'importanza di introdurre un nuovo concetto di base, emerso in tutti gli interventi, sintetizzabile in estrema sintesi nel non pensare al "riparare" quanto al rigenerare, ripristinare fino a poter pensare , sempre all'interno di un coerente quadro etico, allo slittamento di fasi che fanno parte del naturale processo di maturazione  dell'uomo (in particolare della donna).

Anche gli interventi del pubblico hanno dimostrato di cogliere nel segno ,rendendo di estremo interesse un incontro che ha quindi raggiunto pienamente il suo obbiettivo.




martedì 26 novembre 2013

DA DOMANI SERA (27.11.13) INIZIA LA FESTA EBRAICA DI HANUCCHA'. DOMENICA 1.12.13 INIZIA IL FESTIVAL NESSIAH E SEMPRE DOMENICA "MEDICINA RIGENERATIVA" AL BENE' BERITH (LIVORNO)

Dal 27 sera il mondo ebraico inizia a festeggiare Hanucchà, ricorrenza che si protrae per otto giorni.
Durante questa festa si terranno anche due importanti avvenimenti ebraici che toccano le nostre zone : l'1/12/13 si aprirà a Pisa il Festival Nessiah (www.nessiah.it) mentre lo stesso giorno,alle 16.30 a Villa Mimbelli (Livorno) nella splendida Sala degli Specchi, l'Associazione ebraica Benè Berith,in collaborazione con il Comune di Livorno, propone l'incontro dal titolo "MEDICINA RIGENERATIVA : TRAGUARDI E IMPLICAZIONI ETICHE", nel primo anniversario della scomparsa di Piero Shemuel Cassuto (z.l.), sia il suo ricordo per benedizione (invito allegato).

SCHEDA INFORMATIVA DI HANUCCHA' (dal sito www.ucei.it)

La festa delle luci

Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia.
La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v.
Antioco Epifane di Siria - ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno - voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta.
Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione".
La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava sera si accendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono - lo shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi - sia in una posizione diversa.
I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì".
Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti.

Midrash

"Una volta mentre camminavo in una buia notte vidi un cieco che aveva in mano una torcia. Gli chiesi: " Perché hai in mano questa torcia?" Rispose: "Finchè ho la torcia in mano la gente può vedermi e aiutarmi"
(Rabbi Josè, Meghillà 24b)

Nella foto : la Hanucchià dinanzi al Tempio di Livorno completamente accesa

mercoledì 11 settembre 2013

DA VENERDI A SABATO SERA VERRA' CELEBRATO LO YOM KIPPUR

Da venerdi sera sino a sabato sera il mondo ebraico osserverà lo Yom Kippur, il  solenne Giorno del digiuno d'espiazione che pone ogni ebreo a diretto confronto con il Signore ma anche con il prossimo.
Centrale è il tema della "teshuvà", letteralmente "ritorno"  inteso come "pentimento".
Due e distinte  sono appunto le vie : una diretta caratterizzata dal  rapporto tra l'uomo e il Creatore e l'altra tra uomo e uomo .
A ciascuno ci si deve rivolgere e, nel rapporto tra persone, solo la parte offesa può concedere il perdono.
Il giorno dell'espiazione

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune..
(dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)


Comunitando
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

Nella foto :frontespizio di un antico formulario di preghiera per il Kippur (1797) edito a Livorno


mercoledì 4 settembre 2013

L'INAUGURAZIONE DELLA STATUA "MADONNA DEI POPOLI" IN PORTO

L'inaugurazione in porto della statua "Madonna dei Popoli" avrà luogo in
piena festività ebraica e, pertanto, formulo anticipatamente gli auguri
alla comunità cattolica coinvolta particolarmente nell'evento.

Da credente non sento sinceramente il bisogno di simboli religiosi nei
luoghi pubblici e questo ben si coordina anche con l'essere liberale.

Non vi è però nemmeno da essere "contro" l'esposizione di questi
simboli, purchè non comportino costi per l'intera collettività o danni
per chiunque, se una comunità religiosa sente il bisogno di averli in
evidenza.

Manca quindi ora solo un ultimo ma basilare tassello che le Autorità
Portuali farebbero bene a sistemare rapidamente , peraltro in base alle
disposizioni del Codice della Navigazione nonchè in rispetto al dettato
costituzionale che vede tutte uguali le religioni dinanzi allo Stato :si
renda quindi nota la delibera di autorizzazione che deve affermare,
secondo quanto dichiarato anche dal Presidente Gallanti stesso, analogo
diritto ad eventuali future richieste da parte di altre religioni.

Gadi Polacco

lunedì 2 settembre 2013

DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774



Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)





DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)



venerdì 30 agosto 2013

A NOVANT'ANNI DALLA SCOMPARSA DI RAV SAMUELE COLOMBO (z.l.), PRIMO RABBINO MAGGIORE DI LIVORNO

Il 26 Elul, corrispondente quest'anno al giorno 1 settembre, ricorrono novant'anni dalla scomparsa di Rav Samuele Colombo (z.l.), primo Rabbino Maggiore di Livorno. Personaggio fondamentale della storia ebraica livornese, allievo di Maestri del calibro dei Rabbini Elia Benamozegh (z.l.) e Israel Costa (z.l.), si connota quale figura dotata di enorme e varia cultura, come testimoniano i numerosi scritti,discorsi e interventi (molti dei quali ancora inediti).
Dedito con passione all'insegnamento e amato dalla sua Comunità, sarà il principale Maestro del suo successore Rav Alfredo S. Toaff (z.l.) ,al quale pochi giorni prima di morire lascerà il testimone investendolo dell'incarico di portare il suo saluto e la sua benedizione,a Rosh Hashanà, all'amata Comunità.
La meritata fama di Rav Colombo, per i livornesi il "sor Colombo", è testimoniata dalla continua presenza, verificata ancora pochi giorni or sono, di sassi sulla sua tomba,segno di attenzione , ricordo e direi anche devozione.
Comunitando - www.livornoebraica.org tornerà su questa importante figura proponendo ulteriore materiale e, a giorni, verrà inaugurato uno spazio on line appositamente riservato a scritti ebraici di Maestri livornesi o riguardanti comunque Livorno ebraica, la sua storia,i suoi personaggi e il suo grande minhag (rito) che merita di essere preservato e conosciuto.
Ringrazio per la preziosa collaborazione il Dr. Ariel Viterbo che ha unito al proprio legame di famiglia con Rav Colombo, suo bisnonno, la capacità quale studioso e la propria professionalità.
Il saggio che segue, parlare di articolo mi pare troppo modesto da parte sua, è la rivisitazione del lavoro (come indicato di seguito) che egli preparò per la rivista "Materia Giudaica"  che ringrazio anche da parte mia.
Sia il ricordo di Rav Colombo per benedizione.

Gadi Polacco
Comunitando
www.livornoebraica.org

(nell'immagine Rav Samuele Colombo, z.l.)

 


Il pensiero di Elia Benamozegh nella ricezione di un suo discepolo: Samuele Colombo, rabbino di Livorno dal 1900 al 1923.
Di Ariel Viterbo

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta in Materia Giudaica, XV-XVI, 2010-2011. L'autore ringrazia qui la direzione della rivista per il permesso di pubblicarlo in questa sede.




Samuele Colombo è una figura praticamente sconosciuta alle nuove generazioni ebraiche e ai ricercatori. Eppure non mancano gli elementi che lo rendono un personaggio di un certo spessore storico. Fu discepolo di Elia Benamozegh, in quanto suo studente al Collegio rabbinico di Livorno negli anni ottanta-novanta del diciannovesimo secolo1. Lo affiancò e ne fu poi il successore sulla cattedra rabbinica della comunità e alla direzione del Collegio. Fu il primo presidente della Federazione Rabbinica Italiana, l'organo rappresentativo dei rabbini italiani costituitosi anche per sua volontà nel 1917. Fu, come Benamozegh, fertile autore di articoli e saggi, seppure di minore ampiezza e originalità di quelli del maestro, e come lui fu abile predicatore. Operò nel primo quarto del ventesimo secolo, un periodo che vide l'ebraismo italiano di fronte alle lusinghe dell'assimilazione, alla tragedia della prima guerra mondiale, al richiamo del sionismo, al confronto con il modernismo, al mutamento della condizione femminile. Di fronte a tutte queste sfide del suo tempo, Colombo si espresse con voce chiara e autorevole.2


Nacque il 17 gennaio 1868 a Pitigliano, nota comunità toscana, come altri rabbini alcuni anch'essi oggi parzialmente o totalmente dimenticati: Mosé Sorani, Flaminio Servi, e come il non dimenticato Dante Lattes, anch'egli discepolo di Benamozegh.3 La famiglia era di origine sefardita.4 Il suo omonimo nonno era stato rabbino a Pitigliano, i suoi genitori erano David, di mestiere calzolaio, e Fortunata Coen.5 Morte la madre nel darlo alla luce, dopo pochi anni il padre si trasferì insieme al figlio a Livorno. Colombo visse sempre in questa città, salvo il periodo universitario a Pisa, brevi viaggi a Pitigliano e in altre comunità e poi nell'ultimo anno di vita, un soggiorno a Fiesole per cercare inutilmente di curarsi. Venne avviato agli studi rabbinici e studiò al Collegio rabbinico di Livorno, dove Benamozegh insegnava. Altro suo maestro fu Rav Israel Costa, una figura che merita anch'essa l'attenzione degli studiosi.6 Nel 1893 conseguì la Laurea rabbinica a Livorno.7 Da allora fu membro della Commissione rabbinica con Costa e Benamozegh. Livorno era infatti ancora guidata da una commissione di tre rabbini, Nel 1896 conseguì anche la laurea in lettere e si sposò con Clelia Luzzatti, dalla quale avrà due figli, Yoseph (che sarà figura anche lui di spicco dell'ebraismo italiano a partire dal 1938, quando fondò e diresse la scuola della comunità di Milano nel periodo delle leggi razziali) ed Eugenio. Nel giro di meno di 4 anni morirono sia Costa che Benamozegh e Colombo nel 1900 si ritrovò solo alla guida della Comunità. Non è chiaro per quale motivo non si continuò con la Commissione, la scelta fu probabilmente motivata dal calo demografico della Comunità.

Fra le sue prime iniziative ci fu nel 1903 l'istituzione della maggiorità religiosa delle bambine, attuando quello che era già stato un progetto di Benamozegh, ricordato a Colombo stesso in una lettera del 27 giugno 1898.8

Negli anni 1911-1912 ebbe una polemica con Alfonso Pacifici, a seguito della relazione di quest'ultimo al primo convegno giovanile a Firenze, in cui affermò la sua tesi che "l'ebraismo non è una religione". Colombo gli replicò sulle pagine sulla Settimana Israelitica, lo scambio di reazioni continuò per qualche numero e poi passò ad uno scambio di lettere private fra i due. La polemica fu accesa ma non fece perdere a nessuno dei due il rispetto che nutrivano l'uno per l'altro.9

E del 1912 è anche la causa giudiziaria alla Pretura di Livorno, di cui sono rimaste memorie a stampa e la ricostruzione fatta dal figlio Yoseph. Colombo non volle celebrare le nozze di un'ebrea per la quale sussisteva il sospetto di essere nata al di fuori di un regolare matrimonio ed essere quindi nello stato di mamzer, al quale è vietato contrarre matrimonio ebraico. Colombo venne citato in tribunale dall'avvocato della sposa. Al termine del dibattimento, vinse la causa, che ebbe non poca eco sulla stampa locale ed ebraica.10

Nel 1917 fu fra i promotori della Federazione Rabbinica Italiana e ne fu il primo presidente.11

Un suo breve ritratto è dato dal figlio Yoseph in un Quaderno di memorie familiari, inedito. Era fin dalla nascita, o quasi, leggermente zoppicante; piccolo di statura e un po’ miope; ma non portava occhiali altro che quando, al tempio, doveva ufficiare.

Di costituzione piuttosta debole, specie di stomaco e di intestino, questi sintomi si aggravarono nel 1923; in tale anno si recò per riposo a Fiesole con la famiglia … e si affidò alle cure e ai consigli del prof. Frugoni. Mancò di ulcera duodenale alla Clinica Medica di Firenze (Ospedale di s. Maria Nuova) il 7 settembre 1923, corrispondente al 26 Elul. Era venerdì sera pochi minuti prima dell’entrata di Sabato. Il funerale da Firenze a Livorno, ove è sepolto al Cimitero dei Lupi, avvenne la domenica successiva.

Era di carattere molte dolce e remissivo, divideva la sua giornata tra il tempio, la scuola e la Sua casa ove studiava sempre, specie la sera fino a tarda ora.

E qui non si puo' non ricordare il passo autobiografico nel quale Benamozegh ricorda le notti trascorse a studiare lo Zohar con lo zio materno, a lume di candela.12



La ricerca ora avviata sulla figura di Colombo è ancora ai primi passi. Per il momento si è compiuta una prima ricognizione sui suoi scritti editi: discorsi rabbinici pronunciati in occasioni diverse (feste ebraiche, matrimoni, funerali, avvenimenti storici), conferenze, monografie di halachà e pensiero, traduzioni, l'insieme rende l'idea di uno scrittore fertile ma di spessore certamente minore del maestro.

La continuazione della ricerca dovrà completare la ricerca e l'analisi degli scritti editi, integrandoli poi con un gruppo di scritti inediti, recentemente individuati.

L'insieme degli scritti editi ed inediti permetterà un'analisi mai compiuta prima delle idee e il pensiero di Colombo e sui messaggi che desiderava trasmettere alla sua comunità e ai suoi lettori.

Si dovrà esaminare anche l'archivio della comunità di Livorno, per ricostruire nella sua interezza la sua attività rabbinica e forse anche reperire ulteriori manoscritti o carteggi, ponendo sempre l'attenzione all'eventuale componente cabalistica degli scritti di Colombo. Se Benamozegh è stato l'ultimo cabalista, dove si è perso questo aspetto del suo pensiero?

Le biografie dei due rabbini si intrecciarono inizialmente al Collegio Rabbinico di Livorno. La scuola nella quale studiò Colombo era già quella forgiata in gran parte da Benamozegh. Istituzione antica, conosciuta nei secoli come Talmud Torà, aveva accompagnato la vita della comunità livornese e in certi frangenti ne era stato il centro culturale. Nel 1867 Benamozegh, che aveva cominciato ad insegnare nel Collegio alcuni anni prima, stilò una relazione al consiglio della comunità in cui disegnava il nuovo volto dell'istituzione che era stata nei secoli vivace centro di discussione ed insegnamento ma sempre baluardo contro ogni tendenza innovatrice e completamente aderente alla corrente tradizionalistica:

"Si comprese la necessità di porsi al livello dell'ebraismo europeo ed anche che la scienza non è essenzialmente ereticale e che Livorno poteva sperare di serbarsi ortodossa diventando scientifica … bisognava dunque accettare il principio che non si doveva più a lungo sequestrarci dal gran moto scientifico che con vario indirizzo tutti gli animi agitava e finalmente porci praticamente in grado di adeguare la progredita istruzione e ciò aprendo a Maestri e discepoli l'immenso imperio della moderna letteratura israelitica francese, inglese e germanica. Bisognava poi colmare i vuoti che si deploravano: era un vuoto la critica biblica, la quale se vale talvolta a demolire, vale e puo' valere a edificare; almeno bisognava conoscerla per poterla combattere; era un vuoto la critica tradizionale e la storia dei Dottori, lo studio delle lingue classiche e di quelle semitiche. … Nei vari insegnamenti è intendimento dell'insegnante di porsi e porre a giorno i suoi scolari dello stato attuale e del progresso delle varie ebraiche discipline, sceverando in tutta la moderna cultura il grano dal loglio. Segnatamente nella teologia è costante preocupazione dell'autore del corso di giovarsi di quanto di utile porgono la teologia e la filosofia in generale e di combattere gli errori dominanti e più perniciosi."13

Quella di Benamozegh fu una riforma vera e propria: gli anni del corso rabbinico passarono da sei a nove e in seguito a dodici, comprendendo i programmi di studio del ginnasio e del liceo e infine la laurea universitaria venne dichiarata obbligatoria per conseguire il titolo rabbinico. Questo senza mutare l'indirizzo degli studi ebraici, integrandoli con discipline critiche, storiche e filosofiche, dallo studio delle quali la verità dell'ebraismo non poteva essere comunque intoccata o minacciata bensì confermata. Colombo fu alunno del Collegio negli anni del cambiamento determinato da Benamozegh e la sua scelta di studiare anche all'università prima che fosse reso un obbligo, fu evidentemente influenzata, se non voluta, dal maestro.


Degli anni comuni di rabbinato ci restano tre lettere di Benamozegh a Colombo, lettere che rivelano affetto e abitudini di stretta collaborazione tra i due.14

Della vicinanza, fisica e spirituale, fra maestro e allievo testimoniò Guglielmo Lattes, nel suo libro uscito subito dopo la morte di Benamozegh e rimasta sua unica biografia:

Durante l’infermità, - insieme al figlio Emanuele - lo assistè quasi di continuo il giovane rabbino Dott. Sa. C., con amore di discepolo, con sollecitudine filiale; fu presso al capezzale del grande maestro durante la sua lunga agonia, fino agli ultimi istanti, quand’egli chiuse gli occhi alla vita terrena per aprirli nell’eternità.15

Colombo compose anche l'iscrizione ebraica sulla tomba di Benamozegh. Il suo rapporto di discepolo e continuatore degli insegnamenti di Benamozegh è testimoniato anche dalla notizia che, nei corsi che aveva cominciato a dare al collegio rabbinico ancora prima della morte del maestro, si serviva dei suoi testi manoscritti.16

L'insediamento di Colombo come unico Rabbino Maggiore della comunità di Livorno fu il sabato di Chanuchà, il 19 dicembre 1900: il discorso pronunciato al tempio in quell'occasione è stato pubblicato ed è un esempio delle sue doti oratorie. Dopo aver espresso l'incertezza provata nel decidere se accettare o no la chiamata al compito di Rabbino Maggiore e aver invitato i membri della comunità alla collaborazione e alla cooperazione per il successo della sua opera, ricordò coloro che lo avevano preceduto sul seggio rabbinico e che lui stesso aveva affiancato per pochi anni: "Haham Costa, più che maestro, amico e protettore mio, più che Rabbino padre della sua Comunità" e "l'indimenticabile maestro e amico mio Elia Benamozegh degno e grande rappresentante delle generazioni passate … con Lui spariva un mondo intero .. a Lui sono debitore delle sue alte e profonde vedute in Religione e a Lui, alle sue opere, ai suoi insegnamenti, al suo conversare, al suo esempio e alla sua vita studiosa e intenta al suo ideale,… io riferisco tutto il merito della mia profonda convinzione che si possa in Religione credere e ragionare insieme, che fede e ragione lungi dall'escludersi e negarsi a vicenda si concilino e si sposino in mirabile connubio!" 17

L'attenzione continua che Colombo riservava agli scritti di Benamozegh è testimoniata da alcuni articoli pubblicati, come quello del 1904 sullo scritto L’origine dei dogmi cristiani.18

Nel 1906 prendeva l'iniziativa di promuovere la pubblicazione de Israel et l’Humanité di Benamozegh, come indica la scheda esplicativa di sottoscrizione per le spese di stampa dell’opera ancora inedita, sul Vessillo Israelitico. Il libro sarà pubblicato nel 1914 a cura di Aime Palliere, discepolo cristiano del Benamozegh, mentre Colombo oltre che revisionare le citazioni da testi ebraici, ne sarà stato l'instancabile promotore. Ancora nel 1912 un altro articolo da notizia di una conferenza che tenne Colombo sul pensiero del maestro. 19

E dell'attenzione che Colombo prestò all'opera di Benamozegh testimoniò più tardi Lamberto Borghi, un suo alunno: nell'ultimo anno … prima della sua morte, egli si soffermò a lungo sul pensiero di Elia Benamozegh … 20

Infine, della continuità di magistero fra Benamozegh e Colombo testimoniò a posteriori colui che fu a sua volta il successore di Colombo, rav Alfredo Sabato Toaff: era la vera tempra dello studioso … di vedute larghe … simile in questo a … Benamozegh che leggeva … giornali, riviste, libri … pronto a ricopiarne nelle rubriche alfabetiche che teneva sempre a portata di mano i passi nei quali trovava conferma o analogia con le sue idee. 21


Concludo con le parole di Arrigo Lattes, un altro allievo di Benamozegh: Dal suo [=di Benamozegh] insegnamento fondato sulla dottrina considerata generalmente come la più esclusiva e la più antirazionale prodotta della cultura ebraica, la qaballah, i suoi allievi avevano appreso, secondo la loro stessa testimonianza, tre idee centrali, il rifiuto della fede cieca, la tendenza ad armonizzare scienza e religione, la certezza di un progresso dell'umanità verso la fratellanza universale.22


Tre idee che ritroviamo negli scritti di Colombo e che restano valide anche oggi.






1 Elia Benamozegh (Livorno, 1822-1900), definito l'ultimo cabalista ebreo del Rinascimento, fu una delle personalità di maggior spicco dell'Ottocento ebraico in Italia. Membro della Commissione rabbinica di Livorno e direttore del locale Collegio rabbinico, fu scrittore fertile ed originale, in polemica con Samuel David Luzzatto (1800-1865), intorno all'autenticità della kaballah.

2 Credo che questa sia la prima volta che alla sua figura sia dedicata una conferenza in un congresso a livello accademico. A parte le rievocazioni di chi lo conobbe, non c'è ancora uno studio biografico di un qualche respiro. Qui darò i primi, provvisori risultati di una ricerca da me avviata sulla biografia e l'opera di Colombo, concentrando l'attenzione sul suo rapporto biografico e intellettuale con Benamozegh.

3 Su Pitigliano, vedi Pitigliano "La Piccola Gerusalemme" terra della libertà e dell'accoglienza, a cura di R. GIUSTI e G. GRECO, Comune di Pitigliano, Pitigliano 2009. Su Lattes vedi in questo stesso volume l'articolo di Irene Kajon.

4 Il cognome Colombo è probabilmente traduzione dell'ebraico Yonà, cognome diffuso tra gli ebrei sefarditi. Colombo aggiungeva alla sua firma le lettere samech tet, vale a dire sofò tov (un augurio: che sia buona la sua fine) o simana taba (in aramaico: buona fortuna!). In una preghiera bilingue, ebraica e italiana, a lui attribuita nel catalogo della Biblioteca Nazionale di Gerusalemme, l'autore si firma nella parte italiana S.C. e in quella ebraica Shmi, vale a dire Shmuel Yona ma anche, con un gioco di parole tipico dell'ebraismo toscano, il mio nome. Vedi: Tefilà le-Elohim. ... Ana El Ia Oshia et I-tal-ia. O Dio salva l’Italia. [Livorno, s.d. ma probabilmente durante la prima guerra mondiale].

5 I seguenti dati biografici, se non indicato diversamente, sono tratti da: Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, manoscritto di proprietà privata, f. 5; A.S. TOAFF, Samuele Colombo (1868-1923). Discorso pronunciato nel Tempio Israelitico di Livorno per commemorare il 25° anniversario della Sua morte, [Livorno] a cura della Comunità israelitica, [1948]; id., La vita e il magistero di Samuele Colombo, cinquant’anni dalla sua scomparsa, <<Rassegna Mensile di Israel>> 39 (1973), , pp. 483-490.

6 Israel Costa (1819-1897), collega di Benamozegh, tradusse dall'ebraico all'italiano testi liturgici e biblici ed anche l'Hagadà di Pesach. Fu inoltre poeta in ebraico, autore di libri di testo di grammatica ebraica ed editore. Vedi Dizionario Bibliografico degli italiani, s.v.

7 Il diploma di laurea rabbinica è firmato, oltre che da Benamozegh, dai rabbini Alessandro Da Fano e Arrigo Lattes.

8 Non fu però il primo a farlo, anzi uno degli ultimi: la prima Comunità dove si celebrò l'iniziazione religiosa delle fanciulle fu a quanto pare Verona nel 1844; sull'istituzione del bat mizwà in Italia vedi R. DI SEGNI, Il bat Mizwà in Italia: una riforma discussa, pubblicato in occasione del Bat Mizvà di Ariela Pacifici, Roma 1990 e poi dal 2000 sul sito Torah-it, all'indirizzo http://digilander.libero.it/parasha/varie/batmizva/indice.html

Per quanto riguarda Livorno: Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo. 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettera del 27-6-1898]; [S. COLOMBO], Parole rivolte alle fanciulle israelite nell’occasione della celebrazione della loro maggiorità religiosa al Tempio Maggiore di Livorno. [Livorno] 5663-1903, id., Lettere di Clementina de Rothschild a un’amica cristiana. Versione dal francese. Belforte, Livorno 1904, p. 5; L. E. FUNARO, “Compagna e partecipe”. Donne della comunità ebraica livornese nel secondo Ottocento, in Sul filo della scrittura. Fonti e temi per la storia delle donne a Livorno, Plus, Pisa 2005, pp. 319-320, nn. 1-3.

9 Sulla polemica, ho scritto un paper in ebraico nel quadro del M.A. in Archivistica all'Università Ebraica di Gerusalemme nel 2002: A. VITERBO, Halifat Mikhtavim bein ha rav Samuele Colombo levein Alfonso Pacifici 1912-1915, (=Lo scambio di lettere fra rav Samuele Colombo e Alfonso Pacifici 1912-1915) Gerusalemme 2002. I testi della polemica sono anche in A. PACIFICI, Interludio. Lettere agli amici con ricordi personali e riflessioni e un’appendice di scritti scelti editi ed inediti. Gerusalemme, Taoz, 1959, pp. 122-124, 131, 184-217. Su Pacifici vedi: Archivio Alfonso Pacifici (1899-1974), Inventario a cura di R. SPIEGEL, Jerusalem 2000, Archivio centrale per la storia del popolo ebraico, pp. V-X.

10 Y. COLOMBO, Deuteronomio e Talmud alla pretura di Livorno cinquant'anni fa, <<Rassegna Mensile d'Israel>> 29 (1963). ; Id., Ancora sul Mamzer, ibid.

11 Vedi L'idea dell'ebraismo. Discorso inedito di Samuele Colombo, [a cura di Y. COLOMBO], in nozze Colombo-Stern, Milano 1958.

12 Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, cit., f. 5.

Non è questa l'unica somiglianza nelle biografie del maestro e del discepolo. Entrambi figli di immigrati nella Livorno ottocentesca, entrambi orfani di un genitore (Benamozegh perse il padre all'età di tre anni), di famiglia non ricca, gracili di costituzione, precoci negli studi, fertili scrittori e abili predicatori, infine entrambi rabbini della comunità di Livorno e direttori del Collegio rabbinico.

13A.S. TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, <<Rassegna Mensile d'Israel>> 12 (1938), p. 192.

14 Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettere del 27-6-1898 e 19-9-1898]; Una etimologia discutibile. Lettera inedita di Elia Benamozegh, a cura di Y. COLOMBO, in nozza Kauders-Nissim, 24 maggio 1970, [lettera del 4 aprile 1895], D. LATTES, Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, <<Rassegna Mensile di Israel>> 29 (1963), p. 361.

15 Benamozegh fu colto da paralisi il 28 dicembre 1899 e morì nella notte del 5 febbraio 1900. Il passo è citato da Vita e opere di Elia Benamozegh. Cenni, considerazioni, note con ritratto dell’illustre Rabbino, Belforte, Livorno 1901.

16 G. LATTES, ibid.

17 Cronaca in <<Il Vessillo Israelitico>> 49 (1901), p. 30; il discorso in S. COLOMBO, Il Rabbino di Livorno ai suoi fratelli di fede e di comunità, [Livorno 1900], p. 7

18>> Lux>>, 1:6, pp. 179-181. Sullo scritto omonimo di Benamozegh e sull’articolo che A. Pallière gli aveva consacrato.

19 Gli attributi di Dio. Da una conferenza sul pensiero religioso di Elia Benamozegh, <<Il Vessillo Israelitico>> 60 (1912), pp. 70-72.

20 L. BORGHI, Ricordo di un maestro, <<Rassegna Mensile di Israel>> 39 (1973), p. 498.

21 TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, cit., p. 195.

22 A. LATTES, In memoriam,<< Il Vessillo israelitico>> 49 (1901), pp. 47-8.


mercoledì 10 luglio 2013

Mondo ebraico e Ramadan islamico

In occasione del Ramadan islamico l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha emesso la seguente nota:

L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in occasione della ricorrenza del Ramadan, intende formulare i più fervidi auguri alle comunità dei musulmani italiani. È questo uno dei momenti di maggior intensità spirituale per il mondo islamico. Il tempo dei bilanci, dei propositi, delle speranze. Il tempo della condivisione di pilastri etici che sono motivazione per un impegno declinato non solo nella comprensione del presente ma anche nella costruzione del futuro.
Ebrei, cristiani, musulmani: i tre popoli del Libro sono chiamati, soprattutto in questa delicata contingenza temporale, a farsi promotori di sfide e iniziative nel segno dei valori comuni per favorire l'incontro e la reciproca conoscenza e allo stesso tempo per contribuire allo sviluppo di società libere e plurali.

Per l'occasione auguri alla Comunità Islamica livornese.

www.livornoebraica.org

lunedì 3 giugno 2013

IL TATUAGGIO IN EBRAICO DI PAULINHO CONQUISTA "PAGINE EBRAICHE"





Paulinho segna la bella rete che poi sancirà il ritorno in serie A del Livorno e in rete approda una sua foto che mostra, sul braccio destro, un tatuaggio.
Qualcuno individua l'alfabeto della frase tatuata in quello ebraico e mi gira la foto chiedendone il significato .
In realtà la prima frase non è in ebraico (secondo alcuni è sanscrito) mentre la seconda lo è ed è un'esplicita promessa di eterno amore per la moglie.
Come succede spesso in rete, la curiosità aumenta e di conseguenza anche la circolazione della foto, tanto da approdare all'attenzione del portale dell'ebraismo italiano Moked.it,nello spazio Pagine Ebraiche.
Adam Smulevich, giovane e bravo giornalista che molto si occupa di sport, non poteva perdersi il curioso fatto e lo approfondisce (di seguito copia del post di Pagine Ebraiche)

Comunitando-www.livornoebraica.org



Il ritorno del Livorno in Serie A, il bomber Paulinho
e la dedica in ebraico a Nara “amore mio per sempre”

Tre anni di purgatorio. E poi finalmente la zampata di Paulinho, il prolifico attaccante brasiliano conteso anche da alcune grandi, che riporta il Livorno in Serie A a scapito dell'Empoli. Sul braccio del bomber, in bella evidenza, un tatuaggio con la dedica in ebraico a Nara “mio amore per sempre”.
Una moda, quella dei tatuaggi 'ebraici', che è sempre più dilagante e che ha tra i suoi più autorevoli testimonial l'ex calciatore David Beckham. Il tema è molto dibattutto all'interno dello stesso mondo ebraico da sempre contrario, come prescritto nel Levitico, all'incisione di scritte permanenti sul corpo. A fronte di questa proibizione il numero di quanti scelgono di tatuarsi, soprattutto in Israele, è comunque registrato in forte ascesa e non ha mancato di suscitare una notevole dialettica tra diverse correnti di pensiero.
(Si ringrazia Gadi Polacco per la segnalazione).




IL TATUAGGIO IN EBRAICO DI PAULINHO CONQUISTA "PAGINE EBRAICHE"

Paulinho segna la bella rete che poi sancirà il ritorno in serie A del Livorno e in rete approda una sua foto che mostra, sul braccio destro, un tatuaggio.
Qualcuno individua l'alfabeto della frase tatuata in quello ebraico e mi gira la foto chiedendone il significato .
In realtà la prima frase non è in ebraico (secondo alcuni è sanscrito) mentre la seconda lo è ed è un'esplicita promessa di eterno amore per la moglie.
Come succede spesso in rete, la curiosità aumenta e di conseguenza anche la circolazione della foto, tanto da approdare all'attenzione del portale dell'ebraismo italiano Moked.it,nello spazio Pagine Ebraiche.
Adam Smulevich, giovane e bravo giornalista che molto si occupa di sport, non poteva perdersi il curioso fatto e lo approfondisce (di seguito copia del post di Pagine Ebraiche)

Comunitando-www.livornoebraica.org



Il ritorno del Livorno in Serie A, il bomber Paulinho
e la dedica in ebraico a Nara “amore mio per sempre”

Tre anni di purgatorio. E poi finalmente la zampata di Paulinho, il prolifico attaccante brasiliano conteso anche da alcune grandi, che riporta il Livorno in Serie A a scapito dell'Empoli. Sul braccio del bomber, in bella evidenza, un tatuaggio con la dedica in ebraico a Nara “mio amore per sempre”.
Una moda, quella dei tatuaggi 'ebraici', che è sempre più dilagante e che ha tra i suoi più autorevoli testimonial l'ex calciatore David Beckham. Il tema è molto dibattutto all'interno dello stesso mondo ebraico da sempre contrario, come prescritto nel Levitico, all'incisione di scritte permanenti sul corpo. A fronte di questa proibizione il numero di quanti scelgono di tatuarsi, soprattutto in Israele, è comunque registrato in forte ascesa e non ha mancato di suscitare una notevole dialettica tra diverse correnti di pensiero.
(Si ringrazia Gadi Polacco per la segnalazione).