LO SGUARDO LUNGO

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sabato 5 dicembre 2015

FESTA DELLE LUCI, CHANUKKA' 5776: DALLA SERA DEL 6 DICEMBRE MONDO EBRAICO IN FESTA

Mondo ebraico in festa ,dalla sera del 6 dicembre per otto giorni, nel ricorrere della "festa delle luci", Chanukkah,dell'anno 5776. Tra i dolci tipici di questa festa, nel mondo, ricordiamo a Livorno il castagnaccio.
Annota il sito www.ucei.it che "Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia.
La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v.
Antioco Epifane di Siria – ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno – voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta.
Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione".
La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava seraaccendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono – lo shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi – sia in una posizione diversa.
I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì".
Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti"

COMUNITANDO-www.livornoebraica.org formula i migliori auguri.
חג חנוכה שמח




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giovedì 8 ottobre 2015

La scomparsa in Israele di Mario Della Torre : non dimenticò mai Livorno.

All'età di 98 anni è scomparso in Israele Mario Della Torre, una vita tra Livorno e Israele dove mai ha dimenticato la sua città natale : è dietro sua ispirazione che nella famiglia Della Torre (Migdali in ebraico) lo studio e il ricordo della nostra città è rimasto sempre forte.
A questo lavoro, oltre agli iscritti del defunto, si deve l'elaborazione grafica professionale,a colori,delle foto dell'antico Tempio di Livorno che Mario Della Torre tanto amò.
Sia il suo ricordo per benedizione.
COMUNITANDO
www.livornoebraica.org




IL NECROLOGIO DIFFUSO DALLA FAMIGLIA

Dear relatives and friends,

With great regret and sorrow, we announce the passing of a dear man, Meir Migdali (Mario Della Torre), who passed away on 06/10/2015 at ninety-eight years old.

Born on 13/08/1917 in the city of Livorno in Tuscany, Italy, to his parents, Hugo and Ida Della Torre. Educated at the Jewish elementary school and general high school in the city, and then attended the University of Pisa and received a doctorate in law.

During World War II, he stayed in Livorno with his parents and after the bombing of the city on 05.28.1943 had to flee as the Nazis conquered Italy (September 1943) and went into hiding in the city of Lucca.

After the end of the war in March 1945, Meir immigrated to Israel and settled in Kvutzat Yavne, married Bianca (Naomi) of the Massiach family and had two sons, Gamliel and Refael.

At Kvutzat Yavneh, Meir worked in farming and irrigation and was a member of the cultural committee. In 1957, he left the kibbutz and moved to Netanya with his family where he worked at the tannery "Elyon", while building his home in HaHashmonaim street.

In 1963, he was hired by the Assessing Department of the Netanya municipality where he worked for 19 years until his retirement.

Meir was modest, humble and honest, an artistan, humanist, writer and poet in spirit and soul, a highly educated autodidact.

His hobbies included writing, rhyming, and translating. He was known for his writings in the Jewish jargon of Livorno - the "Bagitto" - and is one of the few published authors of this unique dialect thanks to his book of sonnets, the "Trenta sonetti giudaico-livornesi".

He left behind a son, seven grandchildren and nine great-grandchildren.

Meir will always be remembered as a man of principle who remained true to his path, a lover of peace, a man of great patience and endless tolerance.

May his memory be blessed.

(Foto : Mario Della Torre zl)




venerdì 2 ottobre 2015

A Guardistallo intitolato a Elio Toaff il Parco della Pace

Il maltempo non è riuscito a fermare la suggestiva cerimonia con la quale stamani nello splendido comune collinare pisano di Guardistallo, il locale Parco della Pace è stato intitolato a Rav Elio Toaff (zl).
E' stato il dinamico Sindaco,Sandro Ceccarelli,a scoprire le targhe e l'effige (splendidamente realizzata da studenti dell'Accademia dell'Arte di Firenze) che da oggi danno un nome a quel luogo e significativamente poste nelle vicinanze del monumento che ricorda le vittime della strage nazista subìta dal paese il 29 giugno del 1944.

Il tutto è avvenuto alla presenza di un folto pubblico, numerose anche le Autorità civili, militari e religiose, unitamente alle rappresentanze, guidate dai rispettivi presidenti Gabbrielli e Mosseri, delle Comunità Ebraiche di Pisa e Livorno : era presente anche il pittore Daniel Schinasi.

Il ritratto, con la scritta shalom (in ebraico) nella parte alta, è accompagnato da una targa , dedicata al Rabbino Toaff, che recita (anche con traduzione ebraica) :
 "Annoverati tra gli studenti di Aròn: ama la pace e persegui la pace. "
Mishnà,trattato Avot  (1:12)

Nel delizioso Teatro Marchionneschi la cerimonia è proseguita con il canto, in ebraico tratto dal salmo 23, dei bambini delle scuole elementari : a seguire un omaggio musicale del mezzosoprano Laura Brioli.

Purtroppo un'indisposizione ha impedito a Giada Liscia Garrison, nipote del Rabbino Toaff, di offrire il proprio omaggio musicale accompagnata dal Maestro Sbolci : tramutando un'avversità in opportunità,l'intervento verrà recuperato in una prossima occasione.

Infine, prima di un aperitivo di saluto, sono intervenuti tra gli altri sul palco,oltre al Sindaco Ceccarelli, i Presidenti delle Comunità Ebraiche di Pisa e Livorno, Daniele Bedarida (nipote di Elio Toaff e Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), l'autore dell'effige posta al Parco della Pace e Gadi Polacco, Presidente Benè Berith,che ha anche letto il seguente messaggio di saluto del Prof.  Ariel Toaff :

"Un parco della pace a nome mio? E' un onore che forse non mi merito, ma che mi fa un immenso piacere". Cosi' avrebbe parlato nostro padre se avesse potuto essere qui a Guardistallo in occasione di questa significativa e commovente cerimonia. Uomo di pace e del dialogo politico e interreligioso, nostro padre con il suo caratteristico sorriso, con il suo spiccato senso umoristico e con il suo caratteristico parlare toscano, nella sua lunga vita e' sempre stato un alfiere della pace, della pacifica convivenza, del pluralismo religioso e della tolleranza. Nostro padre, come e' noto, ha combattuto nelle file della Resistenza con i partigiani. e si e' sempre opposto con tutte le sue forze alla xenofobia e al razzismo., considerati da lui come i mali peggiori e piu' detestabili di una societa' malata. C'e' chi ora vuole Elio Toaff livornese e chi pisano. La realta' e' che tutti hanno ragione. Infatti nostro padre e' nato e cresciuto a Livorno e ha studiato e si e' laureato a Pisa. Ma sono particolari biografici irrilevanti. La pace non parla soltanto in vernacolo giudeo-livornese o pisano. Il suo linguaggio e' universale ed e' inteso da tutti coloro che intendono capirlo e diffonderlo. Grazie alle autorita' di Guardistallo  per la loro scelta.  Grazie a Gauardistallo. E soprattutto grazie a te, indimenticabile babbo."

martedì 22 settembre 2015

COINCIDENZE DEL CALENDARIO : IN CONTEMPORANEA CON IL KIPPUR EBRAICO ANCHE LA FESTA ISLAMICA DELL' EID AL-ADHA

Come ricorda il sito Cool Israel contemporaneamente al Kippur il mondo
islamico celebrerà (23.09.15), invece,la ricorrenza denominata Eid
Al-Adha, con la quale si ricorda la disponibilità di Abramo a
sacrificare il figlio Ismaele ( nell'ebraismo Isacco, prova alla quale
viene sottoposto Abramo e che,naturalmente,non vedrà l'uccisione del
figlio).
Auguri quindi a quanti festeggiano questa ricorrenza

COMUNITANDO www.livornoebraica.org

lunedì 21 settembre 2015

Da martedi a mercoledi sera ( 22 e 23 settembre 2015) il solenne giorno ebraico del Kippur

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito….". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune ( dal sito Ucei.it)

Foto : uno dei tanti testi ebraici editi a Livorno. 1858, libro per il Giorno del Kippur, editore Belforte



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sabato 12 settembre 2015

IL MONDO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5776

Dalla sera di domenica 13 settembre 2015 sino alla sera di martedi 15 il mondo ebraico celebra il proprio Capodanno, ovvero la solennità di Rosh Hashanà, entrando nell'anno 5776.
Da parte di COMUNITANDO - www.livornoebraica.org auguri di Shanà tovà, buon anno.
שנה טובה ומתוקה

Rosh Ha Shanah

Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico, cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti. Ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanah tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".
Rosh Ha-Shanah riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento.
Nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.
Rosh Ha-Shanah è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua o verso il mare e lì recitare delle preghiere e svuotarsi le tasche, atto che rappresenta simbolicamente il disfarsi delle colpe commesse e un impegno simbolico a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".
Gli ebrei azkenaziti in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".
A Rosh Ha-Shanah si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire. Il pane tipico della festa assume una forma rotonda, a simbolo della corona di Dio e anche della ciclicità dell'anno. Con l'augurio che l'anno nuovo sia dolce, si usa mangiare uno spicchio di mela intinta nel miele. Si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità.
( da www.ucei.it )





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martedì 7 luglio 2015

A UN ANNO DALLA SCOMPARSA DI MARIO CANESSA , GIUSTO TRA LE NAZIONI





L'ottimo Mauro Zucchelli, su Il Tirreno del 5 c.m., si chiede e ci chiede :"non fosse stato per i partigiani dell'Anpi chissà se la città si sarebbe ricordata di lui....".
Il "lui" citato è Mario Canessa, scomparso da un anno : certamente Mauro se ne sarebbe ricordato e infatti ne traccia un ampio e sincero ricordo  (sfugge poco al suo taccuino....) ma confido che molti altri, ad esempio nel mondo ebraico e cattolico, si sarebbero certamente ricordati di questo particolare personaggio del quale, solo in età assai avanzata, emerse nei dettagli la biografia,in seguito alla quale ricevette il riconoscimento di "Giusto tra le Nazioni" oltre ad altri attestati ,come la "Livornina" ricevuta dal Comune di Livorno e quello da parte del Presidente Napolitano per citarne alcuni.
Gli ebrei livornesi ben ricordano Canessa per le sue numerose visite al Tempio e alla Comunità alla quale, inoltre, volle effettuare una generosa donazione : nel 2010  un nuovo Sefer Torah (il "rotolo della Legge") venne dedicato a lui e ai Deportati livornesi.
In quell'occasione Rav Giuseppe Laras, presente alla cerimonia, efficacemente sintetizzò nel suo  intervento come i Giusti,coloro che pertanto non accettarono le aberrazioni del  nazifascismo, "riconciliano" per quanto possibile il mondo ebraico con quella società che pervicacemente e scientemente perseguitò anche nel nostro paese gli ebrei.
Livornese di adozione (nacque a Volterra nel 1917), negli anni del nazifascismo Canessa ha aiutato molti ebrei e prigionieri di guerra a fuggire in Svizzera: poliziotto di servizio a Tirano, non esitò a mettere a repentaglio la propria sicurezza per salvare  persone che spesso neppure conosceva: in seguito la sua carriera lo portò al livello di Dirigente Generale al Ministero degli Interni.
Nella sua biografia ufficiale si legge:
"nei mesi di settembre/ottobre del 1943, Canessa riuscì ad ospitare per 24 giorni nella sua casa di Tirano, in piazza Cavour n.4, in attesa di ripararle in Svizzera, le due cittadine ungheresi ebree Flora Lusz e la figlia Noemi Gallia, prive di tessera annonaria, giunte a Tirano accompagnate dall'amico Alfredo Garufi, funzionario dell'ufficio stranieri della Questura di Milano. Il padre di Noemi, noto ebreo ungherese a Milano, era stato consigliere dell'ammiraglio Horthy e proprietario della banca Gallia che aveva sede nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, procuratosi un passaporto svedese, espatriò in Svizzera nei primi anni del conflitto.Si precisa che Mario Canessa dopo l'8 settembre 1943 prestava servizio in qualità di agente di Pubblica Sicurezza nell'ufficio di settore di polizia di frontiera al confine italo-svizzero. Nella notte del 10-11 dicembre 1943, Mario Canessa condusse, unitamente al brigadiere Giovanni Marrani,  al di sopra del valico di Sasso del Gallo, Ciro De Benedetti, ragazzo ebreo di 8 anni che viveva a Milano, consegnandolo al Sig.Amarca, comandante della gendarmeria del posto di frontiera di Campocologno (Canton Grigioni - Svizzera). Riportarono indietro un biglietto firmato dal ragazzo sul quale venne apposto il timbro datario della gendarmeria e due giorni dopo riuscirono a consegnarlo ai genitori Mario e Theresia Herz che erano stati arrestati e rinchiusi nel carcere di Tirano in attesa, come poi avvenne,  di essere deportati nei campi di sterminio dai quali non fecero più ritorno. La nonna Corinna Siszi ottuagenaria e claudicante di Ciro, per le sue precarie condizioni, fu invece affidata al compagno Pietro Vettrici di Baruffini e collocata in una grande gerla, e trasportata a spalle fino a Campocologno e consegnata all'ufficio rifugiati. Ciro De Benedetti è tuttora vivente ed abita a Milano"
Il ricordo del Giusto Mario Canessa sia per benedizione.
Gadi Polacco

(foto dal sito de Il Tirreno)



venerdì 22 maggio 2015

FESTA EBRAICA DI SHAVUOTH 5775 (PENTECOSTE). DOMENICA DI PENTECOSTE PER IL MONDO CRISTIANO E 100° DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Al termine del Sabato ebraico ormai imminente,si entrerà direttamente (per uscirne lunedi sera) nella festività di Shavuoth dell'anno ebraico 5775.
Domenica 24 maggio 2015 sarà quindi Shavuoth e anche Pentecoste per il mondo cristiano, con uno slittamento di una settimana per gli ortodossi, e ricorrerà anche il centesimo anniversario dell'entrata in guerra (Prima Guerra Mondiale) dell'Italia.
Auguri quindi a quanti saranno in festa e un momento di ricordo per i Caduti di quella guerra, orribile come lo è ciascuna guerra,
Molti furono anche gli ebrei Caduti durante o a seguito di quegli eventi (tra questi mio nonno Abramo Polacco, zl) , spinti ancora dallo spirito risorgimentale e alla (finalmente) raggiunta uguaglianza con gli altri cittadini : i reduci,vent'anni dopo la fine di quella guerra nella quale si erano battuti per l'Italia, vedranno lo stesso re (volutamente minuscolo) per il quale avevano combattuto tradirli e disonorare indelebilmente il paese  firmando le cosiddette leggi razziali (razziste) volute dal regime (razzista e antidemocratico) fascista.

LA FESTA DI SHAVUOTH NELLA DESCRIZIONE DEL SITO WWW.UCEI.IT

Shavuot cade il 6 e il 7 di Sivan, esattamente sette settimane dopo Pesach. Fino a quando non fu stabilita la durata precisa dei mesi la ricorrenza poteva cadere il 5, il 6 o il 7 del mese, fatto unico per le ricorrenze comandate nella Torà. Shavuot è chiamata anche "Tempo del dono della nostra Torà". La Torà è per gli ebrei il dono più grande fatto da Dio all'uomo, il legame con essa è fortissimo e ha un valore di sacralità. Questo spiega anche perché la data precisa non avesse troppa importanza: la cosa fondamentale è la rivelazione della Torà, il legame con una data storica riveste una importanza secondaria.
Gli ebrei dopo essere rimasti schiavi in Egitto, finalmente liberi, trascorsero 40 anni nel deserto; quando furono ai piedi del Monte Sinai Mosè, loro capo, salì sul monte dove ricevette in dono da Dio la Torà da consegnare al popolo d'Israele. Le Leggi contenute nella Torà sono ancora oggi la base e il cemento del popolo ebraico. Così come Pesach rappresenta il raggiungimento della libertà materiale; questa festa rappresenta il raggiungimento della libertà spirituale, la libertà di scegliere di accettare la legge morale, di accettare il giogo divino.
Shavuot è una delle tre feste di pellegrinaggio, cioè una festa durante la quale ci si doveva recare al Santuario a Gerusalemme (ai tempi in cui ancora esisteva) e portare un'offerta, secondo il dettato che si trova in Esodo XXIII, 16: "Conterete cinquanta giorni fino all'indomani della settima settimana ed allora presenterete al Signore un'offerta farinacea nuova (di frumento nuovo)".
A Shavuot ci si reca alla Sinagoga, dove vengono utilizzati degli addobbi particolarmente sontuosi e il profumo dei fiori che vengono portati per l'occasione rende particolarmente gradevole la atmosfera. Le piante e i fiori che si usano per addobbare le case e le sinagoghe probabilmente rimandano al luoghi lussureggiante nel deserto in cui fu ricevuta la Torà.
In Italia a Shavuot molte bambine celebrano il loro bat Mizwa, cerimonia attraverso la quale diventano "adulte" e in grado di adempiere ai precetti che riguardano le donne.
Il pasto di Shavuoth è a base di latte. (Le regole alimentari ebraiche, in osservanza al divieto biblico "non mangerai il pretto nel latte di sua madre" vietano di mangiare nello stesso pasto carne di qualsiasi genere e di cibi derivati da latte). Le origini di questa usanza possono essere diverse, le più accreditate sono due: il sapore della Torà viene paragonato a quello del latte e del miele. La seconda ipotesi è che gli ebrei non avendo ancora ricevuto la Legge, non erano in grado di procedere alla macellazione rituale degli animali, per cui si astenevano dal mangiare la carne.
Dopo la cena della vigilia, molti usano studiare la Torà per tutta la notte. Il secondo giorno di Shavuot si legge il libro di Ruth, libro facente parte del canone biblico, nel quale viene narrata la storia di Ruth la moabita, della sua conversione all'ebraismo, conversione alla quale arrivò attraverso tappe spirituali paragonabili a quelle del popolo ebraico. Ruth è un'antenata del re David, e in quanto tale il Messia nascerà dalla sua progenie.


 

Midrash

Prima della creazione del mondo esisteva già l'alfabeto ebraico. L'Alef , la prima lettera, era molto orgogliosa, mentre la Beth, la seconda lettera, si sentiva trascurata. Allora il Signore, per consolare la Beth, creò il mondo, cominciando con la parola Bereshìth (In principio). La Alef si sentì molto offesa e si lamentò col Signore, ma poi si pentì del suo orgoglio. Allora che cosa fece il Signore? Pensò di appoggiare su Alef la Sua Legge; la Legge del pentimento e del perdono. E dal Monte Sinai, in mezzo ai tuoni e le fiamme, promulgò il primo Comandamento iniziando con la lettera Alef della parola Anokhì che significa Io.

Foto : una tovaglietta per coprire il pane "in onore del Sabato e del giorno di festa"





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mercoledì 20 maggio 2015

AL CIMITERO EBRAICO DI LIVORNO LA PREGHIERA PER IL MESE DALAL SEPOLTURA DI RAV ELIO TOAFF (ZL). COMUNE DI GUARDISTALLO : ESPRESSIONE DI VOLONTA' INTITOLAZIONE AREA VERDE 'PARCO DELLA PACE ELIO TOAFF'

Si è svolta oggi una celebrazione, presso il Cimitero Ebraico di Livorno, in occasione del mese dalla sepoltura del Rabbino Prof. Elio Toaff (z.l.) : nello stesso giorno è giunta la notizia della delibera di intitolazione a Rav Toaff del "Parco della Pace" nel Comune di Guardistallo (PI).

La decisione è particolarmente significativa,alla luce della storia del Rabbino Elio Toaff, in quanto nel 1996 il Comune di Guardistallo è stato decorato con la medaglia di bronzo al merito militare e nel 1997 con medaglia di bronzo al valor civile : "alla fine della seconda guerra mondiale, il 29 giugno del 1944, l'esercito tedesco in ritirata mise in atto una feroce rappresaglia in risposta alle azioni partigiane svoltesi nella zona", ricorda il sito dell'amministrazione comunale,"sessantatrè persone, tra le quali donne, bambini, molti sfollati ed il sindaco, eletto pochi giorni prima, vennero rastrellate, portate fuori paese e fucilate. Un secondo eccidio di circa 120 persone fu impedito dall'eroismo del parroco del paese, Don Mazzetto Rafanelli, che si offrì personalmente in ostaggio. Tale gesto gli valse in seguito una medaglia d'oro pegno dell'affetto di tutta la popolazione".

Nella delibera della Giunta Comunale,presieduta dal Sindaco Sandro Ceccarelli, si legge :
"LA GIUNTA COMUNALE
Premesso che, come suggerito dal concittadino Graziano Luppichini, venuto a conoscenza di un'iniziativa programmata dall' Amministrazione Comunale di Guardistallo di posizionamento
per il 22 maggio p.v., di una creazione artistica in ferro rappresentante un albero della pace offerta al comune dagli studenti dell' I.P.I.A. di Rosignano, il Sindaco propone alla Giunta
Comunale di accogliere il suggerimento di intitolare l' area verde su cui verrà posizionato il manufatto in memoria del valoroso professor Elio Toaff, deceduto lo scorso 19 aprile 2015 pochi giorni prima del suo centesimo compleanno.
Vista la normativa in merito alle procedure di intitolazione di vie, piazze ed aree pubbliche,con legge 23 giugno 1927 n. 1188 ,in onore di persone decedute da meno di dieci anni che abbiano
benemeritato la nostra nazione, e viste le relative circolari ministeriali in merito,
Ritenuto, come da documentazione allegata, che il Prof. Elio Toaff sia invero persona meritevole tale da poter intitolare in suo nome la suddetta area verde adiacente al parcheggio di Via della
Chiesa, di cui ad allegata planimetria a),
visto il parere tecnico favorevole ai sensi tuel 267/2000,
con voti unanimi favorevoli espressi in forma palese,
DELIBERA
di esprimere piena volontà dell' amministrazione comunale di Guardistallo di avviare tutte le procedure necessarie affinchè l' area verde adiacente al parcheggio di Via della Chiesa possa
essere intitolata , in onore di Elio Toaff , "Parco della Pace Elio Toaff", con separata unanime votazione, di dichiarare la presente delibera immediatamente eseguibile,
ai sensi di legge "

Gadi Polacco
COMUNITANDO
www.livornoebraica.org

giovedì 23 aprile 2015

IL MONDO EBRAICO LIVORNESE E GLI AMICI DELLA BRIGATA EBRAICA RENDERANNO OMAGGIO VENERDI ALLA LIBERAZIONE

Come ha ricordato in una nota la Comunità Ebraica livornese "l'anniversario cade quest'anno di sabato,secondo l'ebraismo giorno di riposo e preghiera, ma gli ebrei livornesi vogliono comunque celebrare questo evento cui sono particolarmente legati"
E' stato quindi deciso dalla Comunità,dalle associazioni ebraiche e dagli amici della Brigata Ebraica di rendere omaggio con una delegazione al Monumento ai Caduto e alla Lapide del Partigiano venerdi 24 aprile,alle ore 16.30 .   
"Durante la Commemorazione", si legge nella nota,  "verranno apposte corone in ricordo dei Caduti, che sacrificarono la vita per gli ideali di Libertà, Giustizia ed Uguaglianza tra gli uomini".

Anche quest'anno sarà presente lo striscione della Brigata Ebraica sorta n el 1944 quando Winston Churchill, acconsentendo alla più volte avanzata richiesta degli "ebrei di voler combattere in quanto ebrei " spiegava ai Comuni : " So benissimo che c'é un gran numero di ebrei nelle nostre Forze Armate ed quelle americane, ma mi é sembrato opportuno che una unità (la Brigata Ebraica n.d.r.), formata esclusivamente da soldati di questo popolo, che così indescrivibili tormenti ha subito per colpa dei nazisti, fosse presente come formazione a sè stante fra tutte le Forze che si sono unite per sconfiggere la Germania". La Brigata Ebraica, costituita da 5.000 effettivi provenienti dall'allora Palestina del Mandato Britannico, combattè essenzialmente in Emilia-Romagna partecipando allo sfondamento della "Linea Gotica" nella Valle del Senio ed alla liberazione delle principali città romagnole. La sua bandiera era quella che poi verrà adottata dallo Stato d'Israele, nel divenire indipendente nel 1948.  Sono cinquanta i nomi censiti dei Caduti della Brigata Ebraica per la Liberazione dell'Italia: la maggior parte di essi riposa nel Cimitero di Guerra di Piangipane di Ravenna nel quale,dal dopoguerra, annualmente si svolge una manifestazione commemorativa.
Anche tra le file partigiane, come in quelle degli Alleati (lo ricordava appunto Churchill) indispensabili per la Liberazione d'Italia, la partecipazione degli ebrei italiani fu importante: circa 2.000 persone (circa il 4% della popolazione ebraica di allora,una percentuale enorme se parametrata a quella degli italiani tutti rispetto alla popolazione dell'epoca) combatterono nella Resistenza. Un centinaio di partigiani caddero in combattimento o, fatti prigionieri, furono uccisi sul suolo italiano o nei campi ove furono deportati (come Francesco Cesana, bolognese e più giovane partigiano d'Italia).

Sia il ricordo di tutti i Caduto per la nostra libertà per benedizione.

COMUNITANDO
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Nella foto : lo striscione della Brigata Ebraica alle manifestazioni del 25 Aprile (foto d'archivio)

domenica 19 aprile 2015

Con Rebecca Levi , vedova Funaro, scompare una delle memorie storiche della Comunità Ebraica livornese

E' scomparsa nel primo mattino di oggi Rebecca Levi, vedova Funaro : nata a Smirne (Turchia) nel 1921 giunse giovanissima a Livorno, coniugandosi poi con Giuseppe Funaro.

Livorno era quindi la sua città e,assiduamente presente alle iniziative della Comunità, era una delle memorie storiche della vita ebraica livornese.

La sua vita ha infatti attraversato un periodo storico denso di cambiamenti e nel quale non sono mancati i momenti bui : parlare con lei , persona sempre disponibile e dotata di naturale simpatia, consentiva di immergersi in quella Livorno non ancora gravemente ferita dalla guerra, con i suoi danni morali, civili e materiali, nella quale la vita ebraica,pur vari essendo i luoghi di culto attivi, ruotava intorno alla splendida Sinagoga perduta a causa della guerra ed essenzialmente dei danni in  seguito consolidatisi.

Ben presente a tanti che l'hanno conosciuta è la commozione,mista a comprensibile nostalgia nonostante gli avvenimenti avversi e il clima nel paese di quel periodo , nel quale erano in vigore le leggi razziali (razziste),  con la quale ricordava il proprio matrimonio, l'ultimo che si sarebbe celebrato nell'antico Tempio che sorgeva dove oggi vi è l'attuale Sinagoga.

Visse quindi le persecuzioni e poi la rinascita postbellica divenendo infine figura assai conosciuta a Livorno  per aver operato per oltre quarant'anni, quale commerciante,in quel cuore cittadino costituito  dal mercato di via Buontalenti.

La sua piena "livornesità" non le fece comunque mai perdere l'attaccamento alle proprie origini,spesso regalando a chi la incontrava detti di quei luoghi o intonando cantilene tipiche.

I funerali, con partenza dalla camera mortuaria dell'Ospedale per il Cimitero Ebraico, si terranno lunedi 20 aprile, alle ore 16,00 : ai figli Adriana,Alberto,Elisa e Milena, ai nipoti e ai parenti tutti sincere condoglianze.

Sia il suo ricordo per benedizione.

Comunitando
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lunedì 6 aprile 2015

AUGURI AL RABBINO GIUSEPPE LARAS, DALLA SUA LIVORNO, PER L'OTTANTESIMO COMPLEANNO.

Compie oggi ottanta anni il Rabbino Prof. Giuseppe Laras , figura centrale per il mondo ebraico in questi decenni come ampiamente approfondito nell'articolo  di Vittorio Robiati Bendaud che segue,tratto dal sito della Comunità Ebraica di Milano alla guida della quale il Rabbino Laras approdò, iniziata la propria carriera ad Ancona, provenendo proprio da Livorno.

Nella nostra città il segno lasciato da Rav Laras è indelebile e in ogni occasione nella quale ha potuto da noi è tornato, mantenendp quindi sempre un forte legame ricambiato con stima e grande affetto.

Risale al 1968 l'assunzione della cattedra rabbinica livornese da parte sua, essendo mancato l'anno prima Rav Bruno G.Polacco (z.l.), quella cattedra che prima era stata di Samuele Colombo (z.l.) e poi di Alfredo S.Toaff (z.l.) : alla sua partenza per Milano,nel 1980, l'incarico labronico verrà assunto da Rav Isidoro Kahn (z.l.).

Rabbino Capo a Milano sino al 2005, nel 2011 riassume la carica presso la Comunità di Ancona , dopo essere stato anche, per sette anni,direttore del Collegio Rabbinico Italiano, per molti anni Presidente dell'Assemble Rabbinica Italiana e
di Tribunali Rabbinici (attualmente quello del Centro Nord Italia).

Figura di enorme e invidiabile spessore culturale , non solo in ambito ebraico come ben descritto nell'articolo citato,è autore di numerosi saggi.

Anche nel campo del dialogo interreligioso il periodo livornese appare fondamentale nella biografia di Rav Laras, grazie all'intensa collaborazione e amicizia con il Vescovo Alberto Ablondi, amico indimenticabile del mondo ebraico,con il quale manterrà sempre continui e profondi contatti.

Ecco perchè, già da questi sommari accenni, è possibile rivolgere i più sinceri auguri a Rav Laras dalla "sua Livorno" che lo attende, speriamo di poter presto  indicare la data, per festeggiarlo e presentare l'ultima sua pubblicazione, invitato dal Benè Berith "Isidoro Kahn" che, significativamente e anche per l'amicizia con lo scomparso Presidente Piero Shemuel Cassuto (zl),egli volle inaugurare nel 2009 con un proprio intervento.


Ad me'ah ve'esrim shanah – עד מאה ועשרים שנה,sino a centoventi anni, secondo la tradizionale formula augurale ebraica.
Gadi Polacco

www.livornoebraica.org

Foto : 2009, l'intervento del Rabbino Laras per l'inaugurazione del Benè Berith. Accanto a lui Piero Shemuel Cassuto e Mons. Alberto Ablondi (sia il loro ricordo per benedizione)



L'ARTICOLO DAL SITO DELLA COMUNITA' EBRAICA DI MILANO

Qol Yosef, la voce di Laras
Di: 

Vittorio Robiati Bendaud

06/04/2015 Milano
CIMG5503Un uomo che ha segnato quarant’anni dell’ebraismo italiano e che ha ordinato numerosi rabbini; il grande propulsore del dialogo ebraico-cristiano; l’intellettuale ebreo, studioso del pensiero ebraico, noto a laici e religiosi, anche fuori dai confini italiani ed europei. Ecco che significa festeggiare gli ottant’anni di Rav Giuseppe Laras, il 6 aprile 2015.
Scrivere di Rav Laras in occasione del suo ottantesimo compleanno non è facile, perché è difficile selezionare che cosa dire, data la mole di informazioni, eventi, studi, prese di posizione che lo riguarda, non solo in lingua italiana o in lingua ebraica.
È anche difficile perché l’uomo non è un tipo facile: è timido, riservato, poco incline alle confidenze, talvolta scontroso, burbero e persino intrattabile, certamente esigente; ma, al contempo, è anche ironico e pieno di sense of humour, profondamente buono e dall’intelligenza vivace, ben disposto e comprensivo verso la fragilità e le difficoltà delle persone, naturalmente elegante di un’eleganza demodé e un po’ “stropicciata”. I primi tratti che ho descritto della sua personalità sono quelli che ne hanno fatto un mistero per molti, che non lo compresero, si ché avvertirono e tuttora avvertono una certa “distanza” e freddezza da parte sua. C’è poi il Rav Laras che conosciamo io e altre persone, a cui siamo legati per vincoli di affetto, amicizia, stima e studio, per cui, come è noto, ha-ahavah meqalqeleth et ha-shurah (l’affetto altera il giudizio).
Sono tre i grandi cammei, certamente veri, ma assai incompleti e decontestualizzati, con cui i più, ebrei e no, si riferiscono al Rav:
I. Rav Laras “il Sopravvissuto” a una delle tante atroci storie “private”, dall’esito drammatico, della Shoah, ove perse, vedendole scomparire per sempre dai suoi occhi, sua mamma e sua nonna; lui, fuggitivo solitario di notte, ancora bambino, dalla Torino della guerra, che perse per lo shock la parola per alcuni mesi;
II. Rav Laras l’ “uomo del Dialogo”, circa il dialogo ebraico-cristiano in particolare, di cui è tra i precursori, tra gli interpreti più coraggiosi e tra i maggiori araldi e animatori, ma anche in relazione al difficile dialogo interreligioso con l’Islàm, dato che fu lui a inaugurare e tenacemente mantenere i rapporti con la CoReIs prima e con alcune altre associazioni culturali islamiche poi, ivi inclusa la partecipazione agli incontri della Conférence Européenne des Imam et des Rabbins, invitato dall’allora Grande Rabbino di Francia -suo caro amico- Rav R. S. Sirat;
III. Rav Laras “il Professore”, docente universitario a Pavia e a Milano, dopo il successo negli studi di giurisprudenza prima (dove ebbe per docenti Norberto Bobbio e Stefano Rodotà) e di filosofia poi (dove studiò con Nicola Abbagnano e Mario Tronti).
Per cercare di capire Rav Laras, tuttavia, volenti o nolenti, dobbiamo inquadrare -e restituire- il suo profilo principale, il più delicato, che gli è costato non pochi oppositori, detrattori e nemici, ossia Rav Laras “il rabbino”, il che è inscindibilmente anche correlato alla sua attività di studioso del pensiero ebraico e di animatore italiano del Sionismo.
Per sintetizzare, ma con il rischio di banalizzare, sono due i caratteri principali alla base della sua attività rabbinica: un ponte, anche biografico, tra ebraismo italiano e mondo sefardita –specie per quanto concerne la Halakhah e il rapporto Torah-Madda-, ove per mondo “sefardita” non si intende quello orientale e nord-africano, bensì i grandi centri spagnolo-portoghesi di Livorno, Venezia, Ferrara, Ancona, Amsterdam e Londra. E Rav Laras, pur essendo torinese per nascita e formatosi alla scuola di Maestri dell’ebraismo italiano, è anche di origine livornese, dunque di quel particolare mondo sefardita, come spesso lui stesso orgogliosamente rivendica; in secondo luogo, una linea mediana ortodossa tra “interno” e “esterno”, tra studi profani e studi religiosi, che gli ha alienato il (dubbio) privilegio di una claque di sostenitori, trovando resistenze sia tra alcuni laici –specie quelli liberal e radical chic- sia tra alcuni religiosi, in particolar modo se pseudo-tali o poco preparati.
Rav Laras ha avuto il privilegio di ascoltare le lezioni di una delle massime autorità ashkenazite del ‘900, il Rav Yechiel Ya‘aqòv Weinberg, autore della fondamentale opera di Halakhah “Seridé Esh”, con cui ebbe più volte occasione di studiare, recandosi spesso anche in Svizzera alla Yeshivah di Montreux (con Weinberg studiarono, tra gli altri, Rav E. Berkovits e il Rebbe di Lubavitch). Rav Weinberg insegnò presso il seminario rabbinico ortodosso berlinese Hildesheimer, succedendo a un altro grande posèq del Novecento, Rav Davìd Hofmann, autore dell’opera di Halakhah Melammed le-Hoìl, su cui il compianto Rav Dario Disegni –tra i principali e più cari Maestri di Rav Laras- faceva allora studiare ed esercitare i giovani talmidìm della Scuola Rabbinica Margulies di Torino, da lui fondata. Va specificato che Rav Hofmann fu allievo diretto del Rav Azriel Hildesheimer, entrambi fautori di una ortodossia ebraica disposta ad affiancare positivamente lo studio approfondito delle discipline profane (scientifiche, giuridiche e filosofiche) allo studio della Torah e delle fonti tradizionali.
Riconnettersi idealmente -pur con le mille differenze, talora anche molto pronunciate, che contraddistinguono queste voci del mondo ortodosso ashkenazita- a Maestri quali Hofmann, Hildesheimer e Wienberg, significa, come è stato per Rav Laras, frequentare e conoscere per tangenza le opere di altre autorità rabbiniche ashkenazite dell’ ‘800 e ‘900 quali Shimshon Raphael Hirsch e Yitzkhaq ben Ya‘aqòv Reines (tra i padri del Sionismo religioso), giungendo sino alle voci della Modern Orthodoxy americana dei rabbini E. Berkovits e di J.D.B. Soloveitchick.
Ma Rav Laras è anzitutto un rabbino italiano e la guida principale dei suoi studi fu il già ricordato rabbino capo di Torino Rav Dario Disegni, rinnovatore e promotore degli studi rabbinici in Italia nel secondo dopoguerra, assieme a Rav Elia Samuele Artom, con cui studiava Talmùd la mattina presto prima di andare a scuola, e, quando una mattina per caso il giovane Giuseppe era in ritardo per la sveglia, la mattina successiva Rav Artom anticipava la lezione alle quattro. Rav Laras –in privato lo ricorda spesso- crebbe studiando con Rav Dario Disegni, il quale voleva e si raccomandava che i “suoi” rabbini fossero buoni e preparati hazzanìm (cantori sinagogali), valevoli shochatìm (macellai rituali) e, quindi, tutto ciò premesso, avveduti e potenzialmente autonomi rabbanìm (rabbini), meglio se anche laureati, come auspicava. La “linea” di Rav Disegni, che appunto prevedeva, tra gli altri, il riferimento ad autorità halakhiche quali David Hofmann, era quella invalsa da secoli presso il rabbinato italiano, che ebbe come massimi interpreti nell’800 i grandi Maestri I. S. Reggio, S. D. Luzzatto ed E. Benamozegh. Tuttavia la tradizione ebraica italiana, ben prima dei Maestri appena ricordati, già da alcune centinaia di anni, accostava, pur se non sempre pacificamente, agli studi religiosi tradizionali, quelli scientifici e filosofici. Si pensi così a Autorità halakhiche riconosciute in tutto il mondo e ben studiate da Rav Laras, quali Ishmael ha-Cohen (Laudadio Sacerdoti, XVIII sec.) e ai suoi responsi (Zera Emeth); a Yitzkhàq Lampronti (XVII-XVIII sec.), autore del Pachàd Yitzkhàq –la prima monumentale enciclopedia halakhica al mondo-; al grande Malachì ha-Cohen (XVII-XVIII sec.), talmudista insigne autore del celebre scritto Yad Malachì, uno dei primi grandi dizionari talmudici; a Shimshòn Morpurgo (XVII-XVIII sec.), autore del noto testo di Halakhah Shemesh Tzedaqà; a Moshè Zaccuto noto come Remaz (XVII sec.), a Leon da Modena (XVII sec.) e alle sue teshuvoth, a Ovadyah Sforno (XV-XVI sec)e a Ovadyah da Bertinoro (XV-XVI sec.). Si tratta per lo più di Maestri che in genere seppero coniugare, pur con diversa intensità, la Halakhah con la cultura scientifica e umanistica loro contemporanea.
È chiaro che vi è un precedente, un archetipo sefardita per eccellenza in relazione a tutto ciò, pur tra le mille difficoltà che sorgono e sempre sorgeranno in relazione alla sua comprensione, il Rambàm, Mosè Maimonide. E Rav Laras è appunto un insigne studioso del pensiero di Rambàm. Tuttavia, anche per davvero comprendere la passione maimonidea di Rav Laras, occorre fare un’incursione nel mondo della Halakhah. Il motivo è che –come ricorda spesso Rav Laras- pur conoscendo, recependo e apprezzando lo Shulkhàn ‘Arùkh di Rav Yosef Caro, gli italiani in genere tradizionalmente erano soliti apprendere e insegnare la Halakhah, al pari degli yemeniti, riferendosi in primis a Maimonide e alla sua opera di codificazione, il Mishneh Torah. Così gli fu insegnato e così gli venne confermato da due celeberrime autorità rabbiniche sefardite con cui ebbe modo più volte di studiare: da giovanissimo, seppur in poche occasioni, con Rav Bentziòn M. Hai ‘Uzziel, Rabbino Capo sefardita di Israele e autore dell’importante e celebre opera di Halakhah Mishpeté ‘Uzziel, che lo interrogò proprio sul Maimonide, raccomandandogli, in quanto italiano e sefardita, di basarsi in primis su Rambàm; successivamente, con l’amico e maestro Rav Yosef Kappakh (o Kafikh), autorità halakhica yemenita, traduttore e curatore contemporaneo dell’opera di Maimonide, anch’egli sostenitore della “vicinanza” tra italiani e yemeniti nella ricezione della linea maimonidea nei saperi e nella Halakhah. Non è dunque un caso, ad esempio, che Rav Laras sia inoltre legato da vincoli di amicizia al noto intellettuale israeliano e grande studioso di Maimonide Aviezer Ravitzky.
Quando si tratta di Maestri contemporanei nell’ambito della Halakhah, chi conosce Rav Laras sa che egli ama rifarsi, oltreché a Rav ‘Uzziel, a Rav Hayyìm David ha-Levì e al suo caro amico e insigne autorità halakhica, scomparso nel 2003, Rav Shalom Messas, all’epoca Rabbino Capo di Gerusalemme.
Vi è ancora un nome, molto celebre in Francia e ancor più in Israele, tra i Maestri di Rav Laras, quello di colui che più lo ha ispirato assieme a Rav D. Disegni, il grande Rav Leon Ashkenazi, di cui fu a lungo allievo e amico, sino agli ultimi giorni di vita di Manitou, come era chiamato dai suoi discepoli. E con Leon Ashkenazi, obbligatoriamente, si deve parlare di pensiero ebraico.
Rav Laras, almeno in Italia, è tra i pochi ad aver conosciuto personalmente, incontrandoli in più occasioni, Martin Buber e lo scrittori Shemuel Agnon. Il Rav, inoltre, ha avuto modo di studiare, formarsi, incontrarsi e confrontarsi a lungo con tre pilastri del pensiero ebraico del ‘900, per lo più ignoti in Italia: Nechama Leibovits, Shemuel Hugo Bergman e Nathan Rotenstreich.
Vi è, infine, un’altra amicizia intellettuale di cui è necessario e fondamentale rendere conto, quella tra Rav Laras e lo scomparso Meir Benayahu, figlio del Rabbino Capo di Israele Yitzkhaq Nissìm (con cui Rav Laras ebbe anche modo, seppur fugacemente, di studiare Halakhah). L’amicizia con Meir Benayahu è documentata da alcuni articoli a quattro mani, tramite i quali, Rav Laras entrò anche in contatto, come testimoniato da una corrispondenza, con Ghershom Scholem, che gli fece alcuni appunti, dandogli preziose indicazioni di studio e di ricerca. Ritroviamo, da ultimo, Rav Laras in alcune voci da lui redatte in quel grandioso monumento letterario della cultura ebraica che è la Encyclopedia Judaica.
Chi scrive ha raccolto con fatica in vari anni, nei rari momenti (pochi) in cui Rav Laras si è “sbottonato” circa i suoi studi e le sue frequentazioni intellettuali, queste preziose informazioni, altrimenti scrupolosamente occultate dal Rav che è molto restio circa i suoi fatti privati, cercando adesso di restituire al lettore il complesso puzzle della biografia rabbinica di Giuseppe Laras.
Ci sarebbe forse anche da aggiungere che Rav Laras ha ordinato molti rabbini; che il padre Samuele Guglielmo non voleva che facesse il rabbino (obbligandolo così prima a laurearsi in Giurisprudenza); che Leon Ashkenazi lo considerava una schiappa a calcio; che, infine, è stata la moglie, la Signora Elena Ester, a incoraggiarlo a studiare medicina come terza laurea, cosa che però il Rav dovette alla fine dissuadersi dal fare.
Essendo giunto alle conclusioni, vorrei articolarle in tre brevi snodi. Il primo riguarda Rav Laras in quanto autorità rabbinica e Maestro dell’ebraismo italiano contemporaneo, tra gli ultimi eminenti esponenti, noti e apprezzati anche all’estero, della “linea italiana”, profondamente ancorata alla Tradizione e a questa dichiaratamente fedele, pur al contempo apprezzando l’apertura positiva e intelligente verso il mondo e la cultura esterni. Un modello di religiosità e di osservanza, quello proposto e vissuto dal Rav, poco incline a modernismi alla moda, come pure a rigorismi e a lassismi entrambi troppo facili per quanto opposti, eppure a suo modo elastico, alla ricerca –talora inquieta- di una maimonidea via mediana.
Il secondo snodo riguarda Rav Laras in quanto interprete e studioso del pensiero ebraico. Rav Laras è tra i pochissimi che sappia davvero di che cosa si stia parlando, e uno dei suoi scritti più recenti “Ricordati dei giorni del mondo” ne rende ampiamente testimonianza. Rav Laras è infatti l’unico in Italia che poteva permettersi legittimamente di incrinare, come in parte sta cercando di fare, l’invalso trend di collegare il pensiero ebraico in primo luogo e unicamente al mondo della filosofia greca e occidentale in genere, piuttosto che a quello della Halakhah. Rav Laras sta così dando a molti intellettuali italiani -ebrei, cristiani e non credenti- un avvertimento culturale, sia per contenuti sia metodologico, circa la comprensione limitata -e dunque falsata ed erronea- del pensiero ebraico (specialmente moderno e contemporaneo) se sulla base principalmente delle opere, pur importanti e imprescindibili, di alcuni pensatori ebrei del Novecento molto noti (H. Cohen, L. Baeck, F. Rosenzweig, M. Buber, A. J. Heschel, E. Lévinas), che però sono per lo più abbastanza distanti dall’autocoscienza e dal generale sentire degli ebrei osservanti e dei rabbini, sia in Italia sia nel resto della Diaspora sia in Israele. Circa questo secondo snodo, infine, va detto che Rav Laras, anche per quel che concerne il Dialogo interreligioso ed ebraico-cristiano in particolare, ha insistito e continua a insistere sulla centralità di un positivo, continuo e costruttivo riferimento al pensiero sionista.
Il terzo e ultimo snodo riguarda cosa di lui ebbe a scrivere un suo caro amico cristiano, che non potevo non menzionare, il card. Carlo Maria Martini, che così si espresse in una lettera che mi inviò alcuni anni fa: “Sono stato vicino all’impegno del Rav Giuseppe Laras per almeno ventidue anni, e anche in seguito ho potuto incontrarlo e godere della sua bontà e amicizia. Ho sempre visto in lui un vero gentiluomo, pieno di rispetto e di riserbo, ma insieme un uomo di profonda preghiera, un conoscitore esperto delle Sacre Scritture, un servitore di Dio e del Suo popolo”. Parimenti, così gli scrisse recentemente Rav Jonathan Sacks, emerito Grande Rabbino di Inghilterra e del Commonwealth: “It has been a great privilege knowing you these past years, and knowing how blessed the Jewish people is to have spiritual leaders like yourself. You are a man of wisdom, tolerance and great generosity of spirit, and may Hashem continue to bless all you do.”
Per concludere, vorrei finire con una frase sintetica che Rav Laras usa spesso per introdurre il pensiero di uno dei più grandi Maestri di Israele di tutti i tempi, il cui studio molto ancora lo appassiona, Sa‘adyah Gaòn: “per ben credere occorre saper ben ragionare”. Credo che questa frase fotografi, a più livelli, e anche in filigrana, molto di Rav Laras.
‘Ad meah ve-‘esrìm, Rav Yoseph!

giovedì 2 aprile 2015

AUGURI PASQUALI "TRASVERSALI"

Incontro tra Pesach, la Pasqua ebraica, e la Pasqua cristiana (con diverse date seppur ravvicinate) quest'anno., occasione quindi per porgere degli auguri trasversali ai festeggianti, senza dimenticare altri credenti e non credenti ai quali augurare comunque buone cose.

Gadi Polacco
Comunitando
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PESACH ovvero la Pasqua ebraica, inizio venerdi 3 aprile 2015 sera:
"
Pesach, la pasqua, è la prima delle tre grandi ricorrenze liete della tradizione ebraica. La festa commemora la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, evento che diede origine alla vita indipendente del popolo d'Israele e che fu il primo passo verso la promulgazione della Legge divina.
Inizia il 15 del mese ebraico di Nissàn, nella stagione nella quale, in terra d'Israele, maturano i primi cereali; segna quindi l'inizio del raccolto dei principali prodotti agricoli. è anche nota col nome Hag hamatzot, festa delle azzime. In terra d'Israele Pesach dura sette giorni dei quali il primo e l'ultimo di festa solenne, gli altri di mezza festa. Fuori d'Israele – nella Diaspora – la durata di Pesach è di otto giorni, dei quali i primi e gli ultimi due sono di festa solenne. In ricordo del fatto che quando furono liberati dalla schiavitù gli Ebrei lasciarono l'Egitto tanto in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane, per tutta la durata della ricorrenza è assolutamente vietato cibarsi di qualsiasi alimento lievitato o anche solo di possederlo. Si deve invece far uso di matzà, il pane azzimo, un pane non lievitato e scondito, che è anche un simbolo della durezza della schiavitù.
I giorni precedenti la festa di Pesach sono dedicati a una scrupolosa e radicale pulizia di ogni più riposto angolo della casa per eliminare anche i piccoli residui di sostanze lievitate. Usanza mutuata anche dalla lingua italiana nella quale ricorre spesso l'espressione "pulizie di Pasqua" – sinonimo anche delle "pulizie di primavera".
La prima sera viene celebrato il Seder, in ebraico "ordine", suggestiva cena nel corso della quale vengono rievocate e discusse secondo un ordine prestabilito le fasi dell'Esodo, rileggendo l'antico testo della Haggadah. Si consumano vino, azzime ed erba amara in ricordo dei dolori e delle gioie degli Ebrei liberati dalla schiavitù. Si inizia con l'invito ai bisognosi ad entrare e a partecipare alla cena e si prosegue con le tradizionali domande rivolte al padre di famiglia dal più piccolo dei commensali; la prima di queste è volta a sapere "in che cosa si distingue questa notte dalle altre?". Tali quesiti consentono a tutti i presenti di spiegare, commentare, analizzare i significati dell'esodo e della miracolosa liberazione dall'Egitto, le implicazioni di ogni schiavitù e di ogni redenzione.
I simboli della festa, la scrupolosa pulizia che la precede, il pane azzimo vale a dire il "misero pane che i nostri padri mangiarono" – il Seder, la lettura della Haggadah, fanno sì che ben pochi bambini arrivino all'adolescenza senza conoscere la storia dell'uscita dell'Egitto e senza avvertire che questa è una parte essenziale della loro storia.
La matzà, il duro alimento che sostituisce il morbido e saporito pane di tutti i giorni, sta anche ad indicare il contrasto tra l'opulenza dell'antico Egitto, l'oppressore, e le miserie di chi, schiavo, si accinge a ritrovare appieno la propria identità.
Può anche ricordare che la libertà è un duro pane, così come l'eliminazione dei lieviti può rappresentare la necessità di liberarsi dalla corruzione della vita servile e anche dalle passioni che covano nell'intimo dell'animo umano." (dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)

Tra i simboli che ricordano,durante la cena del Seder, le durezze della schiavitù in Egitto vi è il "charoset", una sorta di marmellata di frutta che ricorda la malta usata durante i lavori.
Questa un'antica ricetta livornese:

Livorno
Orden
De hazer el Arosset
Tomaran mansanas, o peras cozidas en agua:auellanas, o almendras: castanas piladas, o nuezes: higos, o passas: y despues de cozido, molerloan mucho, y destemplarloan con vinagre de vino el mas fuerte que hallaren. Y despues mesclarlean un poco de polvo de ladrillo, por memoria de los ladrillos que nuestros padres hizieron en Egipto. Y para se comer, se echa un poco de polvo de canela por en sima.Y queriendo poner mas de otras frutas y espesias dentro del cozimiento, lo pueden azer.

Dela Hagadah de Pesah.Ordinado y Imprimido a requisicion y despeza de
David de Iacob Valencin, Livorno nella stamperia de Gio. Vincenzo Bonfigli per gli eredi del Minaschi, anno 5414, (1654)

mercoledì 18 marzo 2015

LE ELEZIONI IN ISRAELE

Elezioni in Israele : non ho da festeggiare vittorie o piangere
sconfitte,non essendo elettore israeliano.
Ho solo da rispettare anche questo voto,in quanto democratico.
Ora è tutto un fiorire di esperti molti dei quali,in verità, dimostrano
di conoscere assai poco Israele e,come si inizia a confrontarsi al
riguardo, sfogano con grande facilità i pregiudizi antisraeliani che
sono alla base del loro
risentimento.
Non mancano,poi,coloro che pensano che il cittadino israeliano viva
unicamente ed esclusivamente ossessionato dalla "questione
palestinese", non capendo che l'elettore, ovunque risieda e possa
esercitare il diritto di voto, esprime la propria preferenza pensando al
lavoro, alle tasse, alla sanità e così via.
Cocente appare la delusione dei "pacifinti" ( i veri pacifisti sono
ormai più unici che rari e messi in angolo), non tanto per la vittoria
dell'odiato nemico ma per l'affermazione,quale terza forza, della lista
dei partiti arabi uniti : chi lo spiega ora alla "base" che quei
traditori della lista araba sono il terzo partito del paese?!
"Traditori" che si sono presentati alle elezioni e si sono fatti pure
eleggere, nello stato del "nuovo apartheid", dove si mangiano i bambini
arabi, proprio ora che in vista della Pasquaera pronto il sempre verde
ritornello delle azzime fatte con il sangue dei bambini palestinesi....e
cavolate simili varie dicendo....
E questi, proprio loro gli arabi che vivono nell'esecrata "entità
sionista", vanno a deporre la scheda nell'urna, fanno spot elettorali,
dichiarazioni,prendono voti,vengono eletti...... Ma che roba!
Adesso,quindi, credo proprio che a Livorno (come altrove) Arci, Cgil,
Anpi, Anppia,Anei, Auser, Centro per la pace e aderenti al volo vari
,senza dimenticare gli "Amici della Zizzi", i Pensionati CGIL Nord e
tutte le anime belle varie (quelle che si attivano per protestare, come
sanno ben fare,per rifarsela,"a prescindere", con Israele) scenderanno
finalmente in piazza....ovviamente sempre contro Netaniahu "ma anche"
(siamo pur sempre in Italia) contro i traditori della lista araba.
Devo pertanto assolutamente mandare,bonariamente e metaforicamente,a
quel paese tutti i saccenti "intellettuali" pacinfinti di casa nostra
che ora ci sommergeranno di "impegnati" e "preoccupati" commenti.
Non abbiamo molto da insegnare...

Gadi Polacco
Comunitando www.livornoebraica.org

lunedì 16 febbraio 2015

Chi comanda a Gaza? Un flash realistico della tragicomica situazione nella quale si è messo incredibilmente il Consiglio Comunale livornese.

L'Agenzia di stampa palestinese Ma'an (di seguito il link alla pagina) riporta oggi un edificante resoconto della situazione interna a Gaza. Israele, dispiace per i pacifinti (ovvero quelli che si dichiarano pacifisti ma si attivano solo per rifarsela contro Israele e del resto del mondo,stragi di cristiani comprese,se ne fregano altamente), qui non c'entra niente : quella che viene descritta è una non nuova, anzi, descrizione della fraterna solidarietà in atto tra Hamas e Al Fatah. Ci narra di Maimoon Sweidan (dell'ufficio per le relazioni estere di Fatah a Gaza,quindi potrebbe essere anche l'interlocutore della baldanzosa delegazione labronica...) obbiettivo di due sparatori mascherati che cercano di farlo fuori.
Il fattaccio, chiosa l'articolo, è uno dei tanti della faida (ormai pluriennale) che a Gaza oppone i fratelli di Hamas e Fatah e ricorda altri "innocenti" episodi quali l'incendio dell'auto di un altro esponente di Fatah, Abed al-Munim Ramadan Tahrawi , degli spari verso l'auto di un esponente di Hamas e di simili altri episodi avvenuti in scambievoli effusioni di fraterno sentimento tra le parti (pochi mesi or sono esponenti di Fatah denunciarono attacchi con esplosivi alle loro case).
Auguri alla delegazione livornese, dunque : certamente sarà in grado di riportare la pace tra le parti e trovare quindi, finalmente, l'interlocuore che aprirà la strada al contatto diretto con il popolo.....
E' consigliabile però avere sempre un piano B : se le cose si mettessero male....c'è sempre Israele dove rifugiarsi.
Saranno anche cattivi sionisti da quelle parti,ma a volte potrebbero risultare utili : chiedere per conferma a qualche giornalista che l'esperienza l'ha vissuta.

Gadi Polacco



Gunmen open fire at Fatah official in Gaza
Published today (updated) 16/02/2015 14:14
http://www.maannews.com/eng/ViewDetails.aspx?ID=759465

GAZA CITY (Ma'an) -- A Fatah official said Monday that masked gunmen opened fire at him in Gaza City, injuring two bodyguards.

Mamoon Sweidan, a Fatah official in the Gaza office for foreign relations, told Ma'an that two masked gunmen driving a Subaru car opened fire at him as he attempted to enter his vehicle outside of the al-Saadi building where he lives.

Two of his bodyguards exchanged shots with the gunmen and were hit during the attack, he added.

Sweidan said that the shooting was a clear assassination attempt.

The incident is the latest in a string of tit-for-tat attacks between Fatah and Hamas in the Gaza Strip.

On Sunday, attackers in Gaza poured flammable liquid on the car of Fatah official Abed al-Munim Ramadan Tahrawi before setting it ablaze and fleeing the scene.

Earlier in the day, arsonists in Jabaliya in northern Gaza set fire to a car belonging to a senior official in the interior ministry of the former Hamas-run government.

In January, the car of Fatah official Adil Udeid was set on fire in Gaza after flammable liquid was poured on the vehicle, which was parked in front of the official's home.

Unidentified assailants also blew up a car belonging to Fatah leader Ahmad Alwan in Gaza City.

On Jan. 20, unidentified assailants blew up a private car belonging to a security officer of the former Hamas-run government in Gaza City.

The incidents have triggered angry exchanges between Hamas and Fatah leaders, potentially endangering the unity government that was agreed upon in April after seven years of political division between the West Bank and Gaza. ________________________________________





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sabato 31 gennaio 2015

AUGURI DAL MONDO EBRAICO ITALIANO AL PRESIDENTE MATTARELLA E APPREZZAMENTO PER LE SUE PRIME PAROLE ALLE FOSSE ARDEATINE

Anche la modesta voce di questo blog  ebraico si aggiunge agli auguri di buon lavoro al Presidente Mattarella,apprezzando le sue parole , oggi, alle Fosse Ardeatine, un atto particolarmente significativo anche per il mondo ebraico : "L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore"

La nota dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane :


"AL PRESIDENTE MATTARELLA STIMA E APPREZZAMENTO DAGLI EBREI ITALIANI. ALTISSIMO IL VALORE SIMBOLICO
DEL SUO PRIMO ATTO ISTITUZIONALE"
"La salita al Quirinale dell'onorevole Sergio Mattarella, cui vanno l'apprezzamento e la stima degli ebrei italiani, arriva in un momento in cui il paese si trova ad affrontare molteplici sfide sul fronte sia interno che esterno. Affinché gli obiettivi siano centrati servono consapevolezza, carisma, determinazione, attenzione agli impegni più ravvicinati ma anche lo sguardo proiettato nel lungo termine: un insieme di qualità che il capo dello Stato ha già dimostrato di possedere nel corso della sua storia politica.
L'altissimo significato simbolico del suo primo atto istituzionale, le parole a presidio dei valori fondamentali e contro ogni forma di odio, razzismo e antisemitismo pronunciate alle Fosse Ardeatine rappresentano un chiaro segnale per tutto il paese”. È quanto afferma il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una nota.
“Gli ebrei italiani – dice ancora Gattegna – restano impegnati, proseguendo la loro tradizione, a una stretta collaborazione con le istituzioni dello Stato democratico sorto dopo la definitiva sconfitta della dittatura e ispirato ai valori affermati e definiti nella Costituzione repubblicana".

Un messaggio di auguri per l'incarico ricevuto,apprezzando le sue prime dichiarazioni contro il razzismo, l'antisemitismo e il totalitarismo , è stato inviato al Presidente Mattarella anche dall'associazione ebraica Benè Berith "Isidoro Kahn".

Comunitando
Blog ebraico livornese
www.livornoebraica.org
( a cura di Gadi Polacco)