LO SGUARDO LUNGO

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lunedì 24 settembre 2012

Il mondo ebraico celebra il Giorno del Kippur 5773

COMUNITANDO

www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

Dal 25 sera sino al tramonto del 26 settembre 2012, il mondo ebraico celebra il Giorno del Kippur. Quello di quest'anno sarà il 50° Kippur celebrato nella Sinagoga di Livorno,inaugurata nel settembre 1962.

KIPPUR

Il giorno dell'espiazione

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.
(dal sito Ucei)

sabato 22 settembre 2012

23 settembre 2012 : a 50 anni dall'inaugurazione della nuova Sinagoga di Livorno

COMUNITANDO
www.livornoebraica,org
(a cura di Gadi Polacco)

DALL'ANTICO AL NUOVO TEMPIO
Penso che in quasi ogni casa ebraica livornese, o di ebrei livornesi ovunque trasferitisi, vi sia una foto o comunque un'immagine dell'antica e maestosa Sinagoga, sorta nei secoli, colpita dai bombardamenti bellici e ulteriormente danneggiata e indebolita dai saccheggi che seguirono a quegli eventi : il "nostro Tempio", per antonomasia ed anche per chi non l'ha potuto vedere se non in fotografia, è quello. C'è poco da fare.
Ne ebbi prova tangibile quando, nel 1996 in occasione della bella mostra patrocinata dal Comune di Livorno ("Le tre Sinagoghe"), una ricostruzione percorribile, in scala, di quella Sinagoga venne allestita e provocò la commossa sorpresa, nell'entrarvi, di quanti avevano conosciuto e frequentato il vecchio Tempio.
Inevitabile  pertanto, che la nascita di un nuovo e moderno luogo di culto, dopo la parentesi di via Micali, provocasse discussioni che ancora ai nostri tempi non sono del tutto sopite.
Ma oggi,  domenica come allora, è giusto porre l'attenzione sul nuovo Tempio divenuto cinquantenne e che ha comunque segnato un momento storico, quello del ritorno alla normalità ,certo nel ricordo indelebile delle ferite lasciate dagli anni bui del nazifascismo, per la Comunità Ebraica livornese ma che grande valore, per il suo significato e la sua originalità architettonica,riveste anche nella storia cittadina, in particolare della sua ricostruzione dopo le devastazioni belliche.
Auguri quindi al "nuovo" Tempio (le celebrazioni ufficiali sono previste per il 28 ottobre 2012) , l'unico ebraico costruito ex novo nel dopoguerra italiano.
Gadi Polacco


Settembre 1962
Amintore Fanfani guidava il suo IV Governo (DC-PRI-PSDI), Presidente della Repubblica era il pontederese Gronchi ma il suo concittadino Togni (personaggio di riferimento nella vicenda) non era più Ministro dei Lavori Pubblici. Da pochi mesi Vescovo di Livorno, per nomina di Papa Roncalli, è Emiliano Guano che ritengo si possa dire, anche per quanto sentito in famiglia per i rapporti che tenne con mio padre, Rabbino Bruno G. Polacco (analogamente penso con il suo predecessore Rabbino A. S. Toaff), essere stato un pioniere,almeno nelle forme possibili all'epoca, del dialogo interreligioso che poi si svilupperà fortemente con il Vescovo Ablondi.
Sindaco della città è Nicola (Marco) Badaloni, filosofo e docente universitario, e Livorno è da poco la prima città italiana ad essersi gemellata con una israeliana, Bat Yam.
Giorgio Bassani, con il suo "Il giardino dei Finzi Contini", vince in quell'anno il Premio Viareggio.
Presiede la Comunità uno storico Presidente, il Prof. Renzo Cabib , e la cerimonia inaugurale è officiata dal Rabbino Capo Alfredo S. Toaff, dal Rabbino Bruno G. Polacco che lo affianca nella gestione del Culto e dal Rabbino Elio Toaff, da undici anni ormai Rabbino Capo di Roma .
Piero Cassuto ( in seguito Presidente ed oggi alla guida del Benè Berith) era il più giovane dei Consiglieri della Comunità e, salvo mia svista, di quel direttivo è oggi l'unico testimone : il Maestro David Peled, israeliano di Bat Yam, curava per la Comunità attività giovanili ed insegnamento dell'ebraico e, con molti altri che si potrebbero citare,si distinguono nello svolgimento della cerimonia il Parnas (sorta di sovrintendente al Tempio) Guido Novelli ed il Prof. Rabbino Menasci.
L'Architetto che firma la nuova Sinagoga è un ebreo romano, Angelo Di Castro.
Le cronache ci ricordano poi  il Coro con il  Maestro Lattes e la collaborazione  musicale di un giovanissimo Antonio Bacchelli (per un refuso definito Banchelli) che si rivelerà poi un prodigio della musica purtroppo prematuramente scomparso.




La scheda sulla Sinagoga riportata nel sito www.cultura.toscana.it

L'antico tempio israelitico di Livorno viene gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e progressivamente spogliato dei suoi rivestimenti lapidei. La comunità israelitica decide allora di vendere le quattro capriate pericolanti del tempio e di reperire i fondi per la costruzione di una nuova sinagoga da edificarsi sulla medesima area della precedente. Gli anni successivi sono caratterizzati da un serrato dibattito sulle modalità della ricostruzione: in un primo tempo si pensa di ricostruire l'edificio "com'era e dov'era" (una variante che prevede lo slittamento del tempio per consentire l'ampliamento del limitrofo palazzo delle Poste viene immediatamente accantonata) ripristinando l'organismo originario reintegrato nelle parti superstiti (progetto definitivo dell'ingegner Vilfrido Vanni del 26.10.1950, esecutivo del 23.7.1951). Tale progetto di reintegrazione trova tuttavia il veto deciso del consiglio dei Lavori pubblici (gennaio 1953) che, complice il ruolo rilevante di Bruno Zevi allora membro del consiglio, impone che il tempio venga edificato in "forme moderne", sia estetiche che distributive, in modo da corrispondere meglio alle esigenze del culto: viene pertanto contattato, sempre su consiglio di Zevi, un nuovo progettista, l'architetto Angelo Di Castro, appartenente alla comunità israelitica di Roma.
Il nuovo progetto si configura in tempi relativamente brevi (tra il 1954 ed il 1955); le soluzioni progettuali, sia formali che distributive, vengono definite congiuntamente dall'architetto e dalla comunità ebraica: varianti sostanziali alla prima versione progettuale si hanno nella definizione della sala, nel profilo della copertura e nella configurazione della parte absidale e dello stabile di servizio. Il progetto per il nuovo tempio viene finalmente inviato al ministero dei Lavori pubblici il 19 maggio del 1956 e sottoposto al Genio civile di Livorno nel 1957. Grazie al contributo economico dello Stato i lavori, dati in appalto nel 1958 all'impresa Ifri di Livorno e successivamente subappaltati alla Cementfer, vengono avviati nel settembre del 1960 e portati a conclusione in meno di due anni: il tempio è ufficialmente inaugurato il 23 settembre del 1962. Il progetto di Di Castro viene sostanzialmente ignorato dalla critica contemporanea: unica eccezione quella di Bruno Zevi, che della costruzione del tempio era stato in qualche modo il promotore, il quale ne diffonde l'immagine dalle pagine della rivista da lui diretta e ne propone una lettura critica in Cronache di Architettura (1964, 1979): in particolare Zevi sottolinea l'indipendenza delle soluzioni del tempio livornese dal modello americano e ne evidenzia il forte riferimento simbolico, alle origini di Israele come al dramma dell'olocausto, sulla base di due motivi ispiratori esterni e paralleli: da un lato il desiderio di ricollegarsi idealmente all'antica tenda del deserto; dall'altro l'impulso di plasmare una forma direttamente sgorgante dal sistema costruttivo in cemento armato.
La sinagoga è situata nel centro storico della città, ad oriente del polo urbano di piazza Grande e del Duomo, al quale è collegata dall'asse di via Cairoli. Il volume del tempio, la cui planimetria è disassata rispetto al reticolo ortogonale del tessuto adiacente, emerge fortemente nel contesto circostante, costituito in prevalenza da edifici di stile neoclassico o degli esordi del novecento, sia per la sua immagine formale che per la svettante volumetria. Esso è come isolato nella centrale piazza Benamozegh, oggi adibita a parcheggio, sulla quale si affaccia ad oriente con l'abside: ad occidente è delimitato dalla via del Tempio mentre a sud si ricongiunge ad un edificio, dove hanno sede gli uffici e la residenza del rabbino, avente il ruolo di ricomporre il reticolo ortogonale.
Il complesso si compone di due diversi edifici, la sinagoga e il nucleo ospitante gli uffici e la residenza del rabbino, diversi per articolazione volumetrica e soluzioni formali.
Il Tempio è caratterizzato da una pianta ellittica e da una volumetria articolata che evoca, grazie all'emergenza delle strutture portanti ed all'articolazione della copertura, l'immagine della tenda. Esso si configura come un organismo dominato dalla cromia grigia del cemento, scandito ritmicamente da intercolumni definiti da pilastri - aggettanti e dal profilo mistilineo - in ciascuno dei quali si inseriscono luci dal profilo poligonale.
Il fronte principale e quello orientale sono diversamente connotati: il primo è caratterizzato da un pronao scandito da tre portali al quale corrisponde, sul retro, la zona absidale dove i cinque intercolumni sono caratterizzati da una muratura compatta punteggiata da piccole fessure triangolari; in quest'ultima il solaio è rialzato rispetto alla quota stradale e la copertura ha una quota più bassa rispetto al resto della copertura, così da ricavare due zone vetrate ad illuminare l'interno.
L'interno del Tempio è caratterizzato da una grande sala a pianta ellittica: in asse con l'accesso è situata la tribuna ospitante lo "Aron", dietro al quale è posto una sorta di coro al quale si accede da due scale simmetriche, mentre l'elemento centrale dell'impianto è rappresentato dalla "Tevà", ovvero il podio dell'officiante, posto ad una quota più bassa rispetto a quella stradale: attorno ad esso si articolano le gradinate in marmo con le sedute per i fedeli circondate da un anello deambulatorio; due rampe di scale laterali prossime all'accesso conducono al soprastante matroneo e ad i locali di culto situati nel sottosuolo. Nell'insieme la sala è caratterizzata dall'alternanza tra il bianco dell'intonaco degli intercolumni ed il grigio dei pilastri e delle travi della copertura, anche qui come all'esterno aggettanti. I pochi elementi decorativi vi si inseriscono all'insegna della sobrietà: il basamento in marmo rosa, le inferriate dal disegno geometrico, i lampadari circolari calanti dal soffitto, le finestre ottagonali ripartite dagli infissi metallici, le fessure triangolari della zona absidale. In questo contesto emergono le due vetrate poste a separare l'aula dall'abside, lamine rosse a perpetua memoria dell'olocausto. L'edificio annesso si sviluppa su tre piani fuori terra più mansarda: l'esterno è caratterizzato dal ritmo regolare delle aperture e dall'alternanza tra le campiture ad intonaco e in laterizio, l'interno presenta una distribuzione tradizionale ed ospita gli uffici della comunità, l'archivio, la biblioteca e la residenza del rabbino.

La scheda biografica di Wikipedia su Angelo Di Castro, l'architetto che ha progettato il nuovo Tempio Ebraico livornese

Angelo Di Castro , Roma 25.01.1901 / Roma 28.11.1989
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale frequentò la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino, ma già nel 1920 fece ritorno a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Architettura, all'epoca influenzata da personalità quali Marcello Piacentini, Gustavo Giovannoni, Arnaldo Foschini ed altri. Di Castro si laureò nel 1924 e nel 1927 aprì uno studio di progettazione.

Si dedicò così alla realizzazione di alcune palazzine romane, partecipando anche ad alcuni concorsi, come quello della nuova Palazzata di Messina, dove si classificò al terzo posto. Tuttavia, la sua attività professionale fu interrotta intorno al 1939, quando, con la proclamazione delle leggi razziali fasciste, l'architetto, di religione ebraica, fu cancellato dall'Ordine. Ciononostante, in questo periodo Di Castro insegnò presso l'Università Ebraica Clandestina, le cui lezioni si tenevano in uno scantinato nel centro di Roma.

Nel dopoguerra riprese l'attività, partecipando al concorso per la Stazione Termini e progettando, sempre a Roma, alcuni uffici in via Piave (1948) ed un edificio per appartamenti e negozi in via Tembien (1949-1954); lavorò quindi a Bari, Firenze (case d'abitazione nel quartiere Isolotto) e Copparo (FE). Quindi operò nuovamente a Roma, dove continuò a mettersi in luce in diversi concorsi, partecipando alla sistemazione del Roseto comunale di Roma.

La Sinagoga di Livorno, costruita nei primi anni sessanta, rappresenta una delle sue opere più celebri. L'edificio, innalzato sui resti del precedente tempio parzialmente distrutto durante la seconda guerra mondiale, si richiama alla forma la Grande Tenda destinata a custodire l'Arca dell'Alleanza, avvicinandosi a coeve progettazioni del dopoguerra, soprattutto tedesche.

Si occupò anche dei piani di ricostruzione di Bordighera e Ceprano, mentre nell'ultima parte della sua carriera si dedicò, assime al figlio Marcello, a numerosi restauri.

L'articolo di Adam Smulevich, per Pagine Ebraiche, numero di agosto 2010, in vista della Giornata Europea della Cultura Ebraica con Livorno città capofila per l'Italia

Piazza Benamozegh è una piazza particolare: una strana disposizione di parcheggi, incroci e aree pedonali la rende un puzzle complicato da decifrare. In un angolo, una costruzione in cemento armato dalla struttura insolita. È la sinagoga di Livorno, edificio che nella forma si ispira al Tabernacolo.
Sorge sulla stessa area del vecchio Tempio, antico gioiello degli ebrei livornesi distrutto dalla guerra, dai furti e dagli scempi che seguirono alla devastazione bellica. Per la comunità ebraica la scomparsa di quel punto di riferimento tanto amato e magnificato per il suo splendore in tutto il mondo, si rivela un trauma difficile da superare. Molto va perduto o in polvere, sono pochi gli arredi che vengono salvati dalla distruzione e trasportati nei locali della Yeshivah Marini, un tempo oratorio e adesso sede di un piccolo museo. È proprio la Yeshivah Marini a ospitare le funzioni religiose negli anni in cui la Comunità di Livorno rimane senza sinagoga. I lavori per il nuovo Tempio, ormai da tempo inagibile, vengono appaltati nel 1958 e conclusi quattro anni dopo: il 23 ottobre del 1962 una solenne cerimonia permette agli ebrei livornesi di riappropriarsi di un luogo di culto, edificato grazie anche a significative donazioni di privati e a un ingente intervento statale. Ad occuparsi del progetto di ricostruzione è l’architetto romano Angelo Di Castro, che si deve attenere a una disposizione del ministero dei Lavori pubblici che vieta la riproduzione dell’architettura del vecchio Tempio ebraico. Di Castro, tra i più valenti architetti italiani in circolazione (nel dopoguerra aveva partecipato al concorso per la stazione Termini di Roma), opta per una soluzione originale e ardita. All’interno della sinagoga oggi in uso, al centro della platea è posta la Tevah (il palco con leggio dove si officiano le funzioni), realizzata con i marmi recuperati tra le macerie del vecchio Tempio. Di fronte alla Tevah è collocato un Hekhal ligneo del Settecento, proveniente dalla sinagoga di Pesaro. Il matroneo si trova al primo piano e vi si accede da due scale laterali. Nella parte absidale alta, una vetrata di colore rosso ricorda il sangue dei sei milioni di ebrei che persero la vita con la Shoah. Scendendo invece nel sottosuolo, è possibile accedere a un piccolo oratorio, che nei mesi invernali viene utilizzato come spazio di preghiera al posto del Tempio Maggiore. La prima pietra della sinagoga di Livorno viene posata a metà Seicento. Col passare degli anni sono compiuti continui ampliamenti con la costruzione di arcate e altri ornamenti, spesso finanziati da generosi benefattori. Per la Tevah e l’Hekhal (sovrastato da una corona argentea con un topazio incastonato) è utilizzato il marmo, per le Tavole della Legge la madreperla. Nel 1742 Livorno viene sconvolta da un terremoto, che spinge i vertici della Comunità a rafforzare la struttura per evitare futuri cedimenti. Il momento più alto lo si raggiunge il 20 settembre 1789, vigilia di Rosh haShanah, il capodanno ebraico, quando ha luogo una cerimonia solenne per festeggiare la nuova inaugurazione del Tempio. Nei decenni successivi si assiste a qualche ulteriore accorgimento (ad esempio l’installazione di un organo) ma la struttura resta pressoché immutata. Finché il rabbino capo Alfredo Sabato Toaff, pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, spinge per la creazione di un museo nei locali sottostanti alla sinagoga, una volta sede del Tribunale Rabbinico. Il museo viene realizzato, poi arrivano morte e distruzione. La vecchia sinagoga è ancora nella memoria di molti, ma oggi è non più un ricordo tramandato esclusivamente da racconti e fotografie in bianco e nero. Grazie a Mario Della Torre, ebreo livornese ultranovantenne residente in Israele, e ad altri concittadini che portano nel cuore quella magnifica struttura, alcune foto del Tempio monumentale sono state colorate riproducendo fedelmente i dettagli cromatici che per tre secoli avevano contribuito a renderlo fonte di straordinarie suggestioni. Esiste inoltre una riproduzione in gesso in scala uno a due del Tempio che fu, al momento conservata in un fondo comunale, che verrà rimontata in occasione della prossima Giornata europea della cultura ebraica.

Foto : cerimonia inaugurale, esterno ed interno della Sinagoga di piazza Benamozegh.


mercoledì 19 settembre 2012

20 Settembre 1870 - 20 Settembre 2012, Porta Pia

20 Settembre 1870 - 20 Settembre 2012 , Porta Pia
Nel reparto ebraico del cimitero di Chieri si trova la tomba di Giacomo Segre (z.l.) , ufficiale italiano che partecipò alla Breccia di Porta Pia. Sono visibili dei cannoni sul marmo che ricordano proprio quell'evento storico e,in particolare, che a lui ufficiale ebreo venne demandato di aprire il fuoco che avrebbe ricongiunto Roma all'Italia, facendola poi sua capitale. Si sostiene che così Cadorna volesse aggirare la scomunica che Pio IX aveva anticipato nei confronti di chi avesse "attentato" allo Stato pontificio ma è difficile non collegare quella scelta al fatto che, abbattendo quelle mura, vennero poi abbattute finalmente le porte del Ghetto ebraico. Se questa ormai è storia l'attualità,vedendo quanto ancora accade nel mondo anche vicino a noi, ci dice che il messaggio di Porta Pia è sempre attuale e da sviluppare, perchè è nella laicità delle comuni istituzioni pubbliche che si tutela veramente il diritto al credere,nelle sue varie espressioni, ed al non credere, senza conflittualità e senza voler imporre agli altri ciò che legittimamente scegliamo per noi stessi. Buon 20 Settembre!

Gadi Polacco

lunedì 10 settembre 2012

La Sinagoga di Livorno compie 50 anni

Come ricorda una targa esposta nel Tempio ebraico livornese,
l'inaugurazione avvenne il 24 del mese di Elùl del 5722 , secondo il
calendario ebraico.

La solenne cerimonia, concelebrata dal Rabbino Capo Alfredo S. Toaff con
il Rabbino Bruno G. Polacco e presente , già titolare della cattedra
rabbinica della Capitale,il Rabbino Elio Toaff , si tenne secondo il
calendario civile il 23 settembre 1962 sotto la Presidenza della
Comunità del prof. Renzo Cabib.

Ma per i "giochi" del calendario ebraico il 24 Elùl 5772 (anno corrente
ebraico) sarà l'11 settembre 2012 : doppio compleanno, quindi, per la
Sinagoga.

COMUNITANDO approfondirà l'avvenimento il 23 settembre , ma non poteva
cerco mancare questo primo appuntamento, in attesa di dettagli dalla
Comunità circa le celebrazioni ufficiali previste ,con slittamento
rispetto alla data esatta dell'anniversario, per il 28 ottobre 2012.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

Foto : la targa commemorativa nella Sinagoga (foto di Giuliana
Ghelarducci). Si gettano le fondamenta del Tempio, rara foto di Roberto
De Pas. La Sinagoga praticamente ultimata, foto fornita da David Novelli.

domenica 2 settembre 2012

Giornata Europea della Cultura Ebraica : molto più' di due risate.

Per gli organizzatori in Italia la Giornata Europea della Cultura Ebraica, cadendo la prima domenica di settembre, non è certamente di comoda gestione, in quanto data ancora troppo influenzata dallo spirito estivo e, per chi può, vacanziero : se poi il tema dell'anno è ostico, ancora peggio.In questo senso quando venne comunicato che argomento base del 2012 sarebbe stato l'umorismo ebraico, un certo senso di sollievo ha colto gli addetti ai lavori,non mancando certo il materiale di riferimento, dal witz (barzelletta in yiddish) a copiosa produzione  cinematografica ed editoriale.Se ciò è indubbiamente vero dal punto di vista pratico, concettualmente la tematica  ha sollevato però approfondimenti e dubbi : "la tradizione centrale e produttiva della cultura ebraica non è particolarmente umoristica", ha sostenuto il commentatore Ugo Volli , il quale ha denunciato poi il pericolo che celebrare come "cultura ebraica " un umorismo che" mima il discorso antisemita per prevenirlo, utilizzando perciò tutti gli stereotipi dell'antisemitismo – solo depotenziati e resi buffi invece che truci"  , possa paradossalmente portare acqua al sempre attivo mulino del pregiudizio antisemita, all'insegna del "se lo dicono loro…sarà un po' vero…".Non vi è dubbio che il Volli pensiero abbia concreto fondamento anche perchè, in effetti , è facile in questo campo lasciarsi prendere la mano dal tanto materiale che l'umorismo ebraico (peraltro da distinguere dall'umorismo fatto da ebrei, quindi non necessariamente ebraico) di origine ashkenazita, filtrato ormai da tempo dagli USA, propone e che particolarmente utilizza le modalità che Volli indica come pericolosamente soggette all'effetto boomerang .Le domande da porsi a questo punto mi sembrano quindi due :- è poi assolutamente vero che l'umorismo sia estraneo alle Scritture ebraiche?- l'umorismo ebraico è solo quello, come potrebbe apparire dalla sua quasi egemone presenza nei programmi italiani per il 2 settembre, di origine est europeo/USA oppure, seppur poco considerato, ve ne è uno anche di casa nostra?Alla prima domanda, fornendo una chiave di lettura diversa , seppur non in collisione con quella di Volli, ritengo abbia risposto, proprio a Livorno anni or sono durante un convegno, il Rabbino M. A. Somekh il quale ha spiegato : "l'ironia, si sa, è un classico della letteratura ebraica di ogni tempo, in quanto risponde a un'esigenza etica ben precisa. E' lo strumento in mano all'oratore o allo scrittore per denigrare un personaggio che se lo merita senza scadere nel dileggio, nell'insulto e nella maldicenza, tutte espressioni proibite dalla Torah (la Legge ebraica - nda)" : nel suo lavoro "Rabbini sotto spirito", in presentazione domenica a MIlano, il grafico e creativo David Piazza (anima del bel portale ebraico www.morasha.it ) darà esempi di quanto chiosato dal Rabbino Somekh , tutti rigorosamente attinti dalle Scritture.Ecco allora che tramite questa chiave di lettura le cose possono chiarirsi : se indubbiamente vi è un umorismo ebraico che nasce quale prevenzione e antidoto al pregiudizio,dettato quindi da avverse contigenze storiche,  la sua base poggia però su una naturale ed originaria inclinazione che molti accostano, ulteriormente, a quella peculiare caratteristica di rapporto diretto, quindi non filtrato, che l'ebreo ha con il Signore.E' su questa base, rispondendo così anche alla seconda domanda, che dobbiamo quindi ricordare e valorizzare, come purtroppo non sarà in maniera sufficiente il 2 settembre, anche tutta la produzione italiana (commedie, sonetti, aneddoti,ecc) che appare assai coerente con il principio dell'ironia quale caratteristica etica della letteratura ebraica indipendentemente, pur non escludendole, dalle negative contingenze storiche spesso patite dal popolo ebraico.Le commedie ed i sonetti di Guido Bedarida, le composizioni di Cesarino Rossi e Mario Della Torre , i versi di Raffaello Ascoli, per rimanere a Livorno, ci parlano con fine ironia, spesso associata a fierezza e magari a nostalgia, del mondo ebraico che hanno attraversato , fornendo un tipo di alto umorismo che non risponde, per fortuna, essenzialmente a necessità tattiche autodifensive e che consente di ridere del proprio mondo  ma anche di quanto lo circonda (come nei versi,ad esempio, che ci narrano della burla con la quale il Rabbino Castello replicò alla malizia di chi si presentò in Sinagoga per vedere la testa del somaro ,ivi custoditavi secondo un antico falso propagandato dal pregiudizio antisemita).Insomma, una buona Giornata Europea della Cultura Ebraica a quanti coglieranno l'occasione per avvicinarsi alle molte iniziative che anche la Toscana offre (tutti i programmi su www.ucei.it/giornatadellacultura/ ) , ricordando però che si tratta di molto  più di due risate (comunque sempre sane come ci ricorda Daniela Sarfatti con il suo libro "Ridi che ti passa").

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org
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Comunitando
Blog di cose ebraiche livornesi e non solo,con un occhio ad Israele

In corso a Livorno la Giornata Europea della Cultura Ebraica




Sono iniziate con le visite guidate al Tempio, al Museo di via Micali ed al Cimitero Storico le attività livornesi per la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2012.
Nel pomeriggio approfondimenti e concerto presso la Yeshivà Marini, di via Micali.
Nella foto uno dei gruppi succedutisi stamani a visitare il Tempio di piazza Benamozegh, prossimo a compiere (il 23 di questo mese) 50 anni, mentre ascolta le spiegazioni di Gilda Vigoni, della Amaranta Service.

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