LO SGUARDO LUNGO

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martedì 20 dicembre 2016

DICEMBRE INTERRELIGIOSO : IL 24 SERA L'INIZIO DELLA FESTA EBRAICA DI HANUCCHA' CHE SI "INCONTRERA' " POI CON IL NATALE

Il mondo ebraico festeggia, per otto giorni a partire dal 24 dicembre sera, la festa di Hanucchà ( Chanukka') , nota anche come "festa delle luci". Nel suo percorso incontrerà quindi anche il Natale cattolico, in questo mese che ha visto pure importanti ricorrenze islamiche. Come spesso accade, non sempre uguale a causa dell'interazione tra i vari calendari di riferimento, dicembre si presenta dunque come un mese assai "interreligioso".

COMUNITANDO- www.livornoebraica.org , rivolge quindi a tutti i credenti interessati,a ciascuno secondo la propria fede, i migliori auguri per le festività e a tutti per il nuovo anno civile.

COMUNITANDO, blog ebraico a cura di Gadi Polacco


Il sito www.ucei.it annota a riguardo della festività:

Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia.
La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v.

Antioco Epifane di Siria – ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno – voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta.

Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione".

La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava sera si accendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono – lo shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi – sia in una posizione diversa.
I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì".

Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti.




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lunedì 19 dicembre 2016

E' scomparsa Matilde Beniacar ,ultima testimone della Comunità sopravvissuta ai campi di sterminio

E' scomparsa stamani a Cecina Matilde Beniacar (z.l,) , ultima testimone della Comunità Ebraica livornese ,soppravvisuta alla deportazione nazifascista nei campi di sterminio.
Nel 1996 lo storico Marcello Pezzetti, per conto del CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) l'aveva intervistata : il materiale relativo a questo incontro è visibile al link
http://digital-library.cdec.it/cdec-web/audiovideo/detail/IT-CDEC-AV0001-000017/matilde-beniacar.html
Nata a Smirne (Turchia) il 18 gennaio 1926, era figlia  di Moise Beniacar e Estrea Levi.  Come ricorda la scheda biografica curata da Pezzetti "ha due sorelle e un fratello più giovani: Perla, Bulissa e Giacomo. La famiglia di origini italiane conduce in Turchia  una vita agiata grazie al lavoro del padre, proprietario di una fabbrica di mobili. Nel 1933 lo Stato turco li costringe a rimpatriare in Italia a Livorno. Il padre trova lavoro alla raffineria Anic, ma nel 1938, a causa della legislazione antiebraica, viene licenziato."
"Matilde Beniacar è costretta a cercarsi un lavoro. Trova così un impiego in una fornace per la lavorazione del vetro.", prosegue la scheda ,"per sfuggire ai bombardamenti sulla città  sfollano a Borgo a Buggiano, sulle colline intorno a Livorno ( in realtà provincia di Pistoia - NDR). Qui Il 25 gennaio 1944 sono arrestati e portati al carcere di Pistoia. Da lì tradotti al carcere di Santa Verdiana di Firenze e in seguito trasferiti al campo di Fossoli. Dopo quindici giorni di permanenza sono caricati sui vagoni per Auschwitz dove approderanno nella notte del 27 febbraio 1944. All'arrivo è separata dal resto della famiglia (padre, madre, sorelle e fratello) che finirà nelle camere a gas. Matilde è assegnata ai lavori forzati nel campo di Birkenau, per la costruzione di fortificazioni. Gira diversi campi di concentramento: Gusen, Bergen Belsen, Dachau, Buchenwald e infine Mauthausen. Finalmente Il 5 maggio 1945 l'esercito americano entra a Mauthausen. Lei insieme agli altri prigionieri è libera, ma il suo stato di salute è molto compromesso. Immediatamente viene ricoverata in un ospedale e curata adeguatamente. Torna in Italia con la Croce Rossa italiana, passando per il campo profughi di Pescantina.".
Nel novembre 2014 aveva potuto incontrare nuovamente, dai tempi della deportazione, un'amica livornese, Sol Citone, trasferitasi dopo varie peripezie a Haifa,in Israele ( http://moked.it/blog/2014/11/25/livorno-sol-e-matilde-70-anni-per-un-nuovo-abbraccio/ ).

I funerali averanno luogo domani, 20 dicembre 2016, alle 14.30 presso il Cimitero Ebraico, come annunciato dalla Comunità Ebraica che invita a " rendere il dovuto omaggio ad una sopravvissuta e testimone della Shoà".
Sia il suo ricordo per benedizione e che la sua testimonianza sia di monito per noi e per le generazioni future.


COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)



mercoledì 26 ottobre 2016

NUOVA INIZIATIVA DELL'ON STEFANO MAULLU (PARLAMENTO EUROPEO),INSIEME ALL'ON FULVIO MARTUSCIELLO, CONTRO LE PREGIUDIZIALI POSIZIONI UNESCO

All'email di questo blog è pervenuta la corrispondenza riportata. Un
grazie all'On Stefano Maullu (Parlamento Europeo) e al suo collega On.
Fulvio Martusciello per l'attenzione dimostrata.

sabato 1 ottobre 2016

Il mondo ebraico si appresta ad entrare nell'anno 5777 : quest'anno coincidenza con il Capodanno Islamico.

Con l'imminente Capodanno (Rosh Hashanà) il mondo ebraico si appresta ad entrare nell'anno 5777.

Il 3 ottobre anche il calendario islamico prevede l'inizio del nuovo anno.

COMUNITANDO-www.livornoebraica.org, blog a cura di Gadi Polacco, rivolge il proprio augurio alle comunità in festa e auspica quanto di meglio anche per tutti gli altri.

תכלה שנה וקללותיה
תחל שנה וברכותיה

"Termini l'anno con tutte le sue maledizioni e inizi l'anno con tutte le sue benedizioni"



Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico, cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti.

(da www.ucei.it)

Ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanah tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

Rosh Ha-Shanah riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento.

Nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.

I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.

Rosh Ha-Shanah è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.

Un uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua o verso il mare e lì recitare delle preghiere e svuotarsi le tasche, atto che rappresenta simbolicamente il disfarsi delle colpe commesse e un impegno simbolico a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

Gli ebrei azkenaziti in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

A Rosh Ha-Shanah si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire. Il pane tipico della festa assume una forma rotonda, a simbolo della corona di Dio e anche della ciclicità dell'anno. Con l'augurio che l'anno nuovo sia dolce, si usa mangiare uno spicchio di mela intinta nel miele. Si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità.


Immagine : antica riproduzione della cerimonia del Capodanno,con il pubblico assorto,in piedi,ad ascoltare il suono dello Shofar.




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venerdì 30 settembre 2016

COMINCI L'ANNO COLLE SUE BENEDIZIONI! - Un discorso per Rosh Hashanà,il Capodanno Ebraico, del Rabbino Samuele Colombo (zl)

Il Capodanno del 5673, la sera dell'11 settembre 1912, nel suo consueto discorso al Tempio di Livorno, il Rabbino Colombo riflette' sul senso del piut (componimento poetico)  אחות קטנה (Achot Chetana'), che si legge nelle sere di Rosh Ha-Shana', il Capodanno Ebraico.
Come puo' essere, si chiese, che ogni anno benediciamo l'anno nuovo con "Cominci l'anno con tutti i suoi beni" e ci congediamo dall'uscente con "Termini l'anno con tutte le sue maledizioni"? Come puo' essere che ogni anno le benedizioni annunciate si trasformino in maledizioni? 
La risposta, come leggerete nel discorso allegato, sta nel punto di vista da cui si considerano le cose: non sempre, scrive il Rabbino Colombo, quello che noi chiamiamo male e' veramente e propriamente un male.
Come da Sua conclusione: Sia dunque benvenuto il nuovo anno con tutte le infinite e misteriose sue benedizioni!
(Si ringrazia Ariel Viterbo per il materiale)

mercoledì 28 settembre 2016

CORDOGLIO DEL MONDO EBRAICO LIVORNESE PER LA SCOMPARSA DI SHIMON PERES

La scomparsa dello statista israeliano Shimon Peres riscontra sincero cordoglio anche all'interno del mondo ebraico livornese,come testimoniano i messaggi e i commenti proposti nei social.

Indipendentemente,infatti,dalle visioni o dalle simpatie politiche si tratta indubbiamente di un personaggio che ha attraversato l'intera storia dello Stato d'Israele,dove vivono anche molti livornesi, dalla sua fondazione ad oggi : con lui si chiude un'era.

I suoi numerosi impegni lo avevano portato spesso anche in Italia , dove era stato anche assai di recente.

Questa la nota diffusa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane :  "Con Shimon Peres - afferma Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - scompare uno degli uomini che più ha segnato la storia del ventesimo e del ventunesimo secolo. Del moderno Stato di Israele è stato uno dei padri fondatori, una delle figure che maggiormente ne ha plasmato la storia, l'identità e la visione. Ma globali, nel solco di quell'impegno, sono stati il suo coraggio e il suo messaggio di fratellanza e amicizia tra i popoli. Un messaggio veicolato universalmente grazie a qualità e sensibilità fuori dal comune".
"La testimonianza tangibile dell'incisività del suo lavoro - aggiunge la presidente UCEI - nelle parole e nelle testimonianze di cordoglio che stanno arrivando da tutto il mondo e che descrivono l'intero arco di una vita straordinaria, segnata da grandi incontri ma anche da grandi complessità, e giustamente premiata con il Nobel per la Pace".
Nel giorno in cui molti fanno necessariamente riferimento alla sua figura di leader mondiale e al suo impegno per la pace fra i popoli, osserva ancora, "è giusto ricordare anche la sua maniera di intendere l'alto incarico di Presidente dello Stato di Israele". Essere Presidente, disse già al momento del suo insediamento nel più alto incarico dello Stato, significa infatti "essere il riferimento di un'intera società e impegnarsi nel difficile compito di ascoltare tutti, di rappresentare tutti, nessuno escluso". Un impegno sempre difficile, ma ancora più arduo se si tratta di rappresentare una società tanto complessa e ricca di idee e di umanità come è la società di Israele. "Gli ebrei italiani e l'umanità intera - si conclude la nota - piangono Shimon Peres: uomo di cultura, dialogo, coraggio, larga visione. Sia il suo insegnamento tramandato di generazione in generazione e il suo ricordo di benedizione per noi tutti".

COMUNITANDO

www.livornoebraica.org

(a cura di Gadi Polacco)




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venerdì 22 aprile 2016

PESACH 5776/2016 (PASQUA EBRAICA) E LIBERAZIONE : UN COLLEGAMENTO ALL'INSEGNA DELLA LIBERTA' RITROVATA. STRISCIONE DELLA BRIGATA EBRAICA ALLE MANIFESTAZIONI DEL 25 APRILE

Il calendario ebraico del corrente anno 5776, con un mese aggiuntivo,ha fatto si che la Pasqua ebraica (Pesach) andasse ad incontrarsi con il 25 Aprile, anniversario della Liberazione d'Italia.
I due avvenimenti sono direttamente e profondamente legati dal comune concetto della libertà : il popolo ebraico si libera dalla schiavitù d'Egitto e avvia il proprio percorso di popolo libero e il popolo italiano ritrova, dopo la tragedia del nazifascismo,la propria dignità e appunto libertà.
Alla Liberazione d'Italia,altro elemento che segna lo stretto rapporto tra le due festività,partecipò anche la Brigata Ebraica : migliaia di soldati, sionisti,  provenienti da quella terra che nel 1948 sarebbe finalmente divenuta lo Stato d'Israele vollero unirsi agli Alleati, all'interno dei quali vi erano già ovviamente soldati ebrei,e vennero inviati in Italia.
Il loro contributo alla  liberazione del suolo italiano è testimoniato, insieme ai fatti e ai documenti, dalle decine di tombe dei Caduti della Brigata Ebraica che si trovano a Frangipane di Ravenna.
Ecco perchè a pieno diritto la Brigata Ebraica,ormai da anni, è presente in tante nostre città durante le celebrazioni della Liberazione e così,anche quest'anno,sarà a Livorno .
Pesach sameach (felice Pasqua Ebraica) e buon anniversario della Liberazione,

Gadi Polacco
CCOMUNITANDO
www.livornoebraica.org

PESACH 5725 (Pasqua Ebraica 1965)

Trascrizione di un testo redatto da Rav Bruno G. Polacco (z.l.), Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Livorno, presumibilmente per un intervento al Tempio Maggiore in occasione di Pesach.

Non sono state riportate le citazioni in ebraico, comunque riprese anche in italiano.

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Nessun avvenimento storico-religioso, fra i molti che arricchiscono la nostra storia, ha mai influenzato la vita sociale religiosa, morale e giuridica d'Israele, quanto l'evento che da millenni indichiamo col nome di Pesach (Pasqua), o con le espressioni di "uscita dall'Egitto","festa delle azzime", oppure "epoca della nostra indipendenza".

Nella Torà, in cui ha pieno valore di "precetto affermativo", il dovere di rimembrare oltreché di celebrare di anno in anno in forma degna i fatti che,nel loro complesso,resero possibile l'esodo di un intero popolo dal paese in cui aveva trascorso 430 anni di durissima schiavitù, è più volte enunciato e ciò prova  in modo probante l'importanza e l'influenza che l'evento ha esercitato in ogni settore del pensiero ebraico.

Non poche sono infatti le mitzvot (precetti ,ndr) che ad esso esplicitamente si ispiranoo addirittura da esso traggono origine.

 

Vedasi ad esempio, tanto per citarne alcune : in Shemoth (Esodo-ndr), agli effetti dell'enunciazione e della prescrizione del monoteismo assoluto che dovranno praticare gli Ebrei,nel comandamento, Dio collega questo tipo di culto che esige dal suo popolo con l'Uscita dall'Egitto; e in Devarim (Deuteronomio-ndr), dove il Decalogo è ripetuto con lievi varianti, il ricordo dell'epico evento è strettamente connesso al precetto dell'osservanza del sabato; le stesse festività di Shavuoth e di Succot – che con Pesach formano il trio delle ricorrenze gioiose dette i "tre pellegrinaggi" perché in esse ogni ebreo aveva l'obbligo di presentarsi al Tempio di Gerusalemme ed ivi esternare la sua letizia – e le mitzvot (precetti – ndr) dei tefillin (filatteri) e dello zizit (al plurale ziziot ,le quattro frange che si trovano agli angoli del talit,il "manto da preghiera" – ndr), tutte si richiamano al "ricordo dell'esodo dall'Egitto" ; un'ultima ne citiamo,il cui elevatissimo valore morale, e sociale, non ha bisogno di commento tanto è evidente : la prescrizione di rispettare il forestiero che viva im ambiente ebraico,perché, dice la Torà "voi che siete stati forestieri in terra d'Egitto,conoscete lo stato d'animo del forestiero".

 

E come un eco fedele, ininterrotto e concorde, alle norme della Legge, il pensiero dei Maestri che ricevettero la Torà dai successori di Mosè e gelosamente la conservarono immutata nella lettera e nello spirito, sottolinea l'importanza dell'evento pasquale e la influenza da esso esercitata su tutto lo svolgimento della vita ebraica nel decorso dei secoli,caldamente perorandone il perenne ricordo.

Dice la Torà (Deuteronomio XVI°,3) : Affinchè tu ricordi il giorno della tua uscita dal paese d'Egitto, tutti i giorni della tua vita", ed essi, i Dottori della Legge, gli interpreti per antonomasia  del Verbo divino, i minuziosi indagatori del testo biblico perennemente intenti ad acquistarne una sempre più vasta cognizione,accademicamente osservano : - Nel versetto in esame la parola "tutti", appare superflua  in quanto anche se omessa dal contesto, il senso della frase non ne verrebbe minimamente a risentire; ma poiché la Torà non indulge al pleonasmo e in essa nemmeno una sola lettera è ridondante, l'inserimento di questa parola deve avere un ben determinato fine, Un fine ovviamente educativo, visto che la Torà ha funzione eminentemente educativa : quindi, un insegnamento; implicito, perché espresso tramite un "remez", cioè a dire un accenno fugace, diretto a coloro che essendo colti , sono in grado di afferrarlo e di illustrarlo a chi sia meno edotto di loro. E quale è,dunque,questo insegnamento? L'insegnamento è questo, chiosano i Dottori - : "Se la Torà avesse detto semplicemente "i giorni della tua vita",il significato del versetto sarebbe stato quello "che il ricordo dell'Uscita dall'Egitto deve accompagnare l'uomo ebreo per il corso completo della sua vita terrena", ma avendo aggiunto quel "tutti", essa ha voluto specificare "tutti i cicli di tua vita", tutti cioè quei periodi di tempo in cui avrai la vita.

In altre parole, "ogni qualvolta l'ebreo trascorra quel periodo di tempo che in termini umani è detto vita", egli è tenuto a ricordare il suo esodo dal paese del Nilo, "perfino nel corso di quella vita che gli è riservata nei tempi messianici".

Ciò premesso, è ben naturale ricercare, a titolo di "derash" festivo (tipo di lezione-ndr),quale sia il motivo che ha dato all'Uscita dall'Egitto tanta importanza e la ragione per cui esercitare un'influenza tale da compenetrare di sé l'Ebraismo in ogni sua mani9festazione.

 

Scontato il valore del fatto storico-politico in sé stesso, e cioè che Pesach ha dato al popolo ebraico quella libertà che gli ha consentito  di divenire quello che è divenuto; ammesso l'incontrovertibile  asserto che, senza Pesach, non avrebbero potuto aver luogo quegli eventi che le furono conseguenti  e che originarono le altre ricorrenze che li celebrano, l'elemento unico cui trarre la risposta al quesito  nostro è il concetto di indipendenza, libertà, nella sua più ampia accezione  e autonomo da ogni e qualsiasi ragione pertinente  alla religione e alla storia di Israele, elevato al grado di principio fondamentale dell'etica sociale.

Israele che, memore della promessa che Dio aveva fatto agli antichi Padri di liberare i loro discendenti dalla schiavitù che avrebbero sofferto in Egitto, Israele che aveva sopportato  per secoli pene materiali e morali in attesa dell'evento che gli avrebbe consentito di godere, meritatamente, il bene inestimabile della libertà e che, a prezzo di una durissima prova protrattasi per generazioni era pervenuto all'acquisizione dell'esperienza necessaria a comprenderne l'incomparabile valore, non avrebbe potuto intendere il senso e il fine di una legge che non fosse pervasa – nella lettera e nello spirito, nella teoria e nella prassi-di libertà.

Ciò, a nostro avviso,spiega anche il perché dinanzi al Sinai, all'atto solenne della promulgazione della Torà, Israele disse a Mosè "eseguiremo e poi ascolteremo", come a dire : "le spiegazioni atte ad illustrarci questa Legge ce le darai in seguito", ben sapendo che una legislazione generata dalla libertà non poteva contenere che norme fondate sulla libertà e accettabili in piena libertà di coscienza.

 

Giusto appunto quanto Dio gli aveva detto tramite il Legislatore : "Questa legge che io oggi ti prescrivo di osservare non è da te disgiunta o lontana; anzi, ti è molto vicina: è nella tua mente e nella tua bocca,perché tu la possa eseguire."

Ecco perché la Torà, fondendo indissolubilmente i concetti di "libertà" e di "giustizia" in quanto dove non c'è libertà non c'è nemmeno giustizia, richiama incessantemente alla mente dell'uomo ebreo e al suo cuore l'idea della "libertà" e, in nome di essa, tutela l'orfano, la vedova, l'indigente,lo schiavo e il forestiero.

Se così non fosse, se l'ideale della libertà non impregnasse di sé la Torà, la Legge che con commovente, indefettibile, fedeltà i nostri padri ci hanno conservato e trasmesso come il nostro supremo bene, non avrebbe carattere d'eternità né potrebbe sopravvivere, intangibile, ai periodi in cui la libertà sia politica,sia sociale che religiosa si riduce a pura espressione verbale quando addirittura non viene soppressa.

E noi, ahi noi,di simili periodi, a tutt'oggi,ne abbiamo conosciuti anche troppi!

Di ciò perfettamente edotti,i nostro venerati Maestri, non solo non hanno trascurato occasione per sottolineare questo peculiare concetto della Torà, ma altresì ne hanno tratto il monito implicito che, ogni qualvolta ci si allontani da esso,si verifica "la negazione del principio fondamentale e basilare" della libertà e, in conseguenza,della Torà stessa che su di esso verte.

Monito grave per chi come noi è così sensibile alla libertà di coscienza,di fede e di ideali, ma nello stesso tempo, fervida esortazione alla fiducia in Colui che alla prima liberazione farà seguire quella finale preconizzata dai Profeti, se sapremo rimanere fedeli al principio millenario della libertà e vorremo mantenerlo vivo ed operante in noi.

Voglia Iddio concederci per molti anni di mostrarci come se fossimo usciti dall'Egitto, e nei nostri giorni si avveri il detto midrashico : "in Nissan furono redenti e in Nissan lo risaranno ancora"